VOGHERA 18/10/2016: “Così sono uscita dall’azienda e mi sono costruita un nuovo futuro”. Intervista ad una ex lavoratrice Cameron che ce l’ha fatta
VOGHERA – “Sono una lavoratrice quarantenne uscita dall’azienda, dopo 10 anni di lavoro dipendente. L’uscita è avvenuta durante la prima tornata di licenziamenti, usufruendo della strumento della “mobilità volontaria” incentivata. La mia posizione è stata soppressa dalla casa madre, e, dopo aver preso le opportune informazioni, anche legali, ho deciso di aderire alla proposta di mobilità con incentivi offerta dall’azienda.”
Così riassume la propria esperienza una ex lavoratrice della Cameron Grove di Voghera che ha abbandonato lo stabilimento di valvole per oleodotti nel dicembre del 2015. Dopo quel difficile passo la 40enne vogherese si è mossa per cercare di ridarsi un futuro, per rifarsi una vita lavorativa trovando un’altra occupazione. Dopo non poche fatiche il risultato è arrivato.
L’abbiamo intervistata… per capire come ci si sente in frangenti simili e che cosa e come un lavoratore può fare per uscire dall’impasse. Con l’augurio che rappresenti una nota di speranza per i tanti operai e impiegati che in questi mesi vivono momenti di angoscia.
Ciao Paola (nome di fantasia). Ci spieghi come sei arrivata alla decisione di andartene. E’ stata dura immaginiamo
L’alternativa sarebbe stata una cassa integrazione a zero ore, fino ad ottobre 2016, con bassissime possibilità di rientrare in azienda, vista la crisi del settore. Ho quindi preferito, grazie al supporto della mobilità e della buona uscita, rimettermi sul mercato e cercare di spendere la professionalità acquisita in project management e procurement altrove.
Com’è andata?
Si è rivelata la scelta migliore, in quanto mi sono ricollocata con una posizione migliorativa rispetto a quella lasciata in Cameron. Il percorso però non è stato indolore.
Cosa hai provato quando hai sentito dei nuovi licenziamenti?
Dispiacere e preoccupazione per i colleghi, alcuni dei quali anche amici, sia per coloro che hanno lasciato l’azienda a giugno 2016, sia per coloro che stanno passando attraverso questa fase delicata adesso. Anche se la notizia non mi ha colto di sorpresa, visto che del ridimensionamento numerico dell’azienda si parla da 3- 4 anni.
Come ci si sente quando ti dicono: sei fuori?
Male, specialmente come è successo nel mio caso quando la posizione è stata soppressa centralmente, direi a tavolino, prescindendo dalla valutazione sulla professionalità e potenzialità della persona. Devo riconoscere che personalmente sono stata molto supportata lato HR, visto che la dirigente delle risorse umane ha gestito la mia uscita con vera umanità e dandomi molto sostegno. Certo il lavoro su te stesso, per superare lo shock di essere fuori da un giorno con l’altro, lo devi fare tu, come da solo devi ricostruirti le tue certezze.
Cosa diresti ai tuoi ex colleghi?
Non si possono dare grandi consigli, ognuno deve valutare la propria situazione, lavorativa, personale e familiare e agire in base alle proprie necessità e aspettative. La cosa fondamentale è non perdere la lucidità e fare una scelta razionale. Bisogna anche considerare che un’azienda privata, e a maggior una multinazionale, non è un ente pubblico, e il posto di lavoro non è garantito a vita. Questo dovrebbero ricordarlo anche sindacati e partiti politici che “portano solidarietà” dopo aver contribuito ad aumentare la precarietà nel mondo del lavoro avallando leggi come il job acts.
Ci hai messo molto a trovare lavoro? E come si fa a trovarlo oggi?
Dopo 5 mesi ero già assunta con un inquadramento da middle management. Un tempo breve e una posizione soddisfacente, ma ho lavorato ogni giorno spulciando siti internet, battendo palmo palmo il territorio per visualizzare le aziende presenti, muovendomi su Milano, Piacenza, Pavia e Alessandria. Come si fa? Ho risposto a centinaia di annunci e ho mandato altrettanti CV spontanei. Il lavoro oggi si torva attraverso internet e agenzie qualificate di selezione personale. Se hai una professionalità da spendere l’opportunità arriva. Certo può non essere dietro l’angolo e può non essere immediata.
Che mercato del lavoro hai trovato?
Molto diverso da quello di 10 anni fa. Meno opportunità, tentativi di negoziare retribuzioni al ribasso, una provincia di Pavia assolutamente priva di opportunità, quantomeno a livello impiegatizio. Milano offre sempre abbastanza, ma c’è molta concorrenza, anche di lavoratori usciti da altre aziende con professionalità e incentivi da mettere sul piatto. Piacenza è una provincia più vivace dal punto di vista industriale. Io lavoro in Alessandria, nel settore del packaging industriale.
I lavoratori della Cameron si sono divisi. Ci sono state tensioni interne. Come vedi questo aspetto?
Non credo che i lavoratori siano divisi, tutti vogliono una sola cosa: un posto di lavoro. Cercano solo di ottenerlo o mantenerlo in modi diversi. Spero che tutti possano averlo, in Cameron o altrove.
Hai qualche dritta da dare loro?
Personalmente coglierei ogni opportunità che mi venisse proposta, senza credere alle tante promesse di interessamento che arrivano da ogni parte politica: mi sembrano solo boutade per cavalcare la visibilità che una delicata situazione di crisi aziendale può dare. Serve invece concretezza e anche fiducia, cambiare è possibile. Non facile, non indolore, ma si può cambiare, e a volte anche in meglio!
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