BRALLO 15/07/2015: Torna in carcere la persecutrice. Accusata di stalking non rispettava gli obblighi della detenzione domiciliare a Vigevano
BRALLO – Irriducibile. Per questo motivo la badante ucraina protagonista di una lunga e grave storia di persecuzioni messe in atto nel paese di residenza, il Brallo di Pregola, è tornata in carcere.
S.P., 41enne badante ucraina residente in alta Valle Staffora, nei giorni scorsi è stata condotta in carcere.
La donna per le vicende di stalking nei confronti di un’intera famiglia del posto, da alcuni mesi era stata posta agli arresti domiciliari nell’abitazione di alcuni familiari residenti nella città di Vigevano.
La 41enne era stata anche dotata del braccialetto elettronico, sistema che ti lascia libero all’interno di una proprietà ma che prevede una serie di restrizioni, la prima delle quali: non allontanarsi dall’abitazione oltre un certo numero di metri.
Ebbene, la donna ucraina più volte negli ultimi mesi aveva fatto suonare l’allarme recandosi in parti a lei proibite della casa in cui era agli arresti. Per questo motivo alla fine, dopo innumerevoli corse delle forze dell’ordine, la magistratura ha deciso per lei il trasferimento in carcere.
La storia della badante ucraina del Brallo è lunga 4 anni (dal 2011), durante i quali ha perseguitato con ogni mezzo fisico e psicologico i parenti dell’agricoltore per il quale aveva lavorato e che vivono accanto alla casa dell’anziano deceduto.
In particolare la donna avrebbe preso di mira una coppia di sposi, bersagliandoli con aggressioni fisiche, lanci di pietre e provocazioni a sfondo sessuale (si sarebbe più volte mostrata nuda a loro). Nel carnet della badante anche un’aggressione in vigna alla moglie, nuora dell’agricoltore deceduto, colpita in testa con il manico di una grossa forbice.
Alla fine sono arrivati gli arresti e le condanne. A quanto pare però questi “avvertimenti” non sono serviti a far desistere la donna da comportamenti pericolosi.
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