VOGHERA 12/01/2023: Corsa per la segreteria nazionale. Bonaccini in città: Questo il Pd (e l’Italia) che voglio
VOGHERA – La corsa per la segreteria del Partito Democratico fa tappa anche a Voghera. Un po’ inaspettatamente, con pochi giorni di preavviso, ieri pomeriggio è arrivato in città Stefano Bonaccini, in gara con Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo per la leadership del partito.
‘Il Pd che vorrei’… ma anche ‘l’Italia che vorrei’, al centro dell’incontro fatto in sala Zonca con un folto gruppo di cittadini e alla presenza dei maggiorenti territoriali del partito. Ad accoglierlo la segretaria cittadina Alessandra Bazardi, la capogruppo in consiglio comunale Ilaria Balduzzi, l’ex senatore Alan Ferrari e il consigliere regionale e Giuseppe Villani.
Con loro la responsabile del comitato per Bonaccini Federica Scarrione e il responsabile cittadino dei giovani Dem Edoardo Buoli
Tre minuti di “pausa”… per un caffè al volo, il saluto della segretaria (“La nostra provincia tra un mese sarà chiamata al voto per il rinnovo di Regione Lombardia, con un candidato forte e un grande sogno: mandarli finalmente a casa dopo 28 anni! Ma per ripartire e riprendersi gli spazi non basta solo criticare la destra occorre essere più bravi, proponendo una alternativa credibile e che dia sicurezza, noi ci proveremo ma chiediamo a Stefano se diventerà segretario nazionale di aiutarci”), e quello del giovane Buoli (“sostengo Stefano Bonaccini, perché è di sinistra, ha un’idea di società dove non si lascia indietro nessuno, e la sua visione di sinistra, è diversa, una sinistra del 2023/dove lavoro e impresa corrono insieme, Stefano è l’esempio di come si può fare un patto del lavoro serio fatto bene, perché lui l’ha fatto nella sua regione.”) e poi via con il Pd… Made in Bonaccini.
Un Pd prima di tutto non rancoroso e litigioso al proprio interno.
“Il mio saluto, un abbraccio e un applauso vanno a Schlein, De Micheli e Cuperlo – esordisce il presidente della Regione Emilia -. Perché una cosa diventata insopportabili in questi anni sono le guerre intestine, come se il nemico fosse all’interno e non fuori. Per questo, se vinco, chiederò loro di darmi una mano. Così come mi metterò a loro disposizione se dovesse prevalere uno di loro.”
Temendo poi “più l’irrilevanza politica della sconfitta” Bonaccini delinea un Pd: “più popolare che populista”, in cui le parole d’ordine sono “ascoltare tutti e interloquire con chiunque”, “usare un linguaggio semplice per farci capire da chi ha studiato e da chi non lo ha fatto”. Un Pd con una forte “presenza fisica sul territorio”, capace di “parlare più di se stesso e di quel che di buono vuole fare piuttosto che male degli altri”. Un Pd “che faccia congressi” e in cui “non succeda mai più che a decidere siano in quattro a Roma” ma anche dove, se da un lato “non si rottama nessuno”, dall’altra, “se continui a perdere, per una volta devi anche accettare di andare in panchina”.
E se vincesse davvero la Segreteria?
“La prima cosa che farei è dire chiaro: torneremo al governo solo se vinceremo le elezioni. Abbiamo pagato sin troppo i 10 anni di governo senza vincere nelle urne.” Ai colleghi di ‘minoranza’ (5 stelle ndr) invece dice di “cominciare a fare l’opposizione al Governo piuttosto che a noi del Pd”.
E al Governo di centrodestra?
“Come prima azione, da Segretario, chiederei un incontro con Meloni… per dire che non è nostra nemica e che gli daremo sempre rispetto, così come lo chiederemo nei nostri confronti.”
E poi, aggiunge Bonaccini, “Le direi che ad ogni critica al suo operato metteremo accanto una proposta alternativa”. E ancora che “a fronte di scelte condivise saremo sempre disposti a dare una mano (come ad esempio nell’accoglienza dei migranti… per loro lo faremo sempre).”
Bonaccini poi ha un’ambizione. Quella di “andar a prendere i voti dall’altra parte”. Così, dopo aver ammesso di avere vecchi amici di sinistra che hanno votato Salvini e Meloni (“ma ciò non vuol dire che siano diventati si destra!”, chiosa) racconta del leghista con problemi di salute in famiglia che ha votato per lui :”perchè aveva paura di vedere privatizzare la sanità in regione”.
“Ho preso voti dai 5Stelle e dai leghisti”, rincara Bonaccini. Come? “Parlando di argomenti, non di alleanze. Di problemi e di vita reale”.
Quanto alle alleanze con gli altri partiti, Bonaccini (che non le considera la priorità), rassicura: “Ci arriveremo… ma con chi aderirà ad una base programmatica.”
Passando all’Italia che vorrebbe, Bonaccini immagina il Pd un “Grande partito laburista”. Tiene in grande considerazione “le imprese”, “Perchè senza impresa non c’è lavoro”. Quindi propone di concentrarsi sul “Cuneo fiscale” per “aumentare gli stipendi”. E dice di voler avviare una “raccolta firme” per “una grande legge di iniziativa popolare sul salario minimo”.
E ancora denuncia i “Lavori regalati alla destra”: quelli alle Partite Iva. E sulla questione pone una domanda (scomoda) alla sinistra, “Ce lo vogliamo togliere di dosso qualche tabù?”
Potente poi il tema della sanità (come dell’istruzione) nel Pd di Bonaccini.
“I tagli alla sanità sono un pericolo per tutti”. Le destre “Vogliono colpire chi ha la sanità pubblica”. “I medici vanno pagati di più, così come gli infermieri”. Bonaccini al proposito, come soluzione, propone di “superare l’imbuto formativo nelle università” e denuncia lo “sciagurato numero chiuso”.
Infine l’ambiente. “Bisogna inquinare meno” certo. Ma per Bonaccini è stato “fatto poco” per raggiugere il risultato. “Le bollette sono alte parchè per 10 anni è stato fatto poco”, denuncia.
E per fare un esempio concreto va sui rigassificatori. Se per lui “Il futuro è indiscutibilmente l’energia pulita e rinnovabile”, nel frattempo i rigassificatori vanno fatti, per il bene del paese. Quindi attacca la maggioranza. ”Mentre noi in Emilia abbiamo scelto di farli, nella Toscana guidata dalla destra hanno fatto ricorsi per non farli… chi e più partriota?”
Non prima d’aver annunciato di voler costruire nel mare di Ravenna “il più grande parco eolico-fotovoltaico flottante d’Europa (costo un miliardo nrd)” e di aver aperto a nucleare pulito (“discutiamone””) la conclusione: “Vorrei che fossimo una sinistra non ideologica, che fa sognare. Se la sinistra non fa sognare non esiste in natura. Voglio una sinistra pragmatica che abbia cultura di governo anche quando è all’opposizione.” Incontro finito, appalusi e tanti selfie con il candidato segretario.
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