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PENSIONI – Con il cambiamento di Governo si è tornati a parlare di riforme, di leggi, di manovre di bilancio. Si è tornati, in particolare, a parlare di pensioni, uno dei temi più caldi e anche più sentito dall’opinione pubblica. Proviamo allora a capire come destreggiarsi in un universo complicato, fatto di norme, di limiti anagrafici, di clausole ma anche di strategie alternative che vale la pena di conoscere.

Innanzitutto, uno strumento molto utile è quello del Pensionometro messo online dal Sole 24 Ore, che permette di calcolare tra quanti anni un cittadino potrà andare in pensione e anche con quale importo, così da valutare l’ipotesi di una pensione integrativa. Questa, infatti, è una strada che si sta facendo largo sempre di più tra gli italiani e merita di essere approfondita. Proviamo a dare, innanzitutto, una definizione: si tratta di una forma di investimento personale, con lo scopo di salvaguardare e proteggere il proprio futuro.

Le somme dell’INPS, infatti, possono non essere sufficienti per continuare lo stesso stile di vita e così molti lavoratori iniziano a guardare al sistema delle pensioni integrative. Le soluzioni, in questo senso, sono diverse: ci sono i fondi pensione aperti e quelli chiusi, quelli per gli over o gli under 40 e infine i piani individuali pensionistici oppure i PAC, i piani di accumulo di capitale.

Un altro modo per provare a guardare al domani è ovviamente restare al passo con le notizie che arrivano dal fronte politico. A questo proposito è importante citare il discorso di Federico Freni, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze: “Quota 41 è un metodo non uno spot – ha dichiarato in un’intervista a Il Messaggero – Solo ragioni di costo hanno richiesto l’inserimento di un coefficiente anagrafico a 62 anni, ma il futuro è verso l’azzeramento progressivo del limite di età”. Si potrà quindi andare in pensione con 41 anni di contributi, questa la prospettiva delineata dal leghista, che ha continuato così: “Abbiamo scelto di supportare in modo deciso i redditi medio bassi, limitando la rivalutazione previdenziale solo a determinate fasce. È stata una scelta politica. Purtroppo, Opzione Donna non era sostenibile economicamente. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte. Vedremo di trovare una quadra migliorativa”.

In futuro, insomma, dovrebbero arrivare ulteriori novità. Per il momento, però, è bene guardarsi intorno. E sondare tutte le strade possibili per garantire, e garantirsi, un futuro solido.