PAVIA 22/04/2022: Blitz anticontraffazione della Finanza sul web. Denunciata una pavese. Sanzionati oltre 80 acquirenti e sequestrata merce per oltre 35.000 euro
PAVIA – I militari del Gruppo Guardia di Finanza di Pavia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Pavia, hanno condotto nelle scorse settimane una vasta operazione anticontraffazione sul web, denominata “Marketplace”, che ha permesso di individuare e sanzionare oltre 80 persone che avrebbero acquistato illecitamente dalle loro abitazioni e uffici, senza incorrere nelle previste sanzioni, capi di abbigliamento di lusso contraffatti di importanti marchi: da Louis Vuitton, a Gucci, a Chanel, a Christian Dior, a Dolce & Gabbana a Yves Saint Laurent.
Lo rende noto la Procura di Pavia.
“Le complesse indagini hanno preso avvio da una prolungata attività di monitoraggio effettuata dai finanzieri sulla rete internet – spiega il procuratore Fabio Napoleone in un comunicato -, che ha consentito di scoprire l’utilizzo della piattaforma di social network “Instagram” da parte di una ragazza residente in provincia di Pavia, la quale offriva su alcuni profili un vasto campionario di prodotti di alta gamma, quali calzature, borse, accessori, capi di abbigliamento, che invece di costare centinaia o migliaia di euro venivano offerti a prezzi sensibilmente più bassi, in quanto si trattava di beni con marchi contraffatti, sebbene molto simili agli originali.”
Spiega ancora la Procura. “
Durante le investigazioni, i militari della Guardia di Finanza sono riusciti ad individuare un’abitazione ed un bar, ove una donna ufficialmente non occupata, aveva costituito la base delle proprie attività illecite, infatti, il ritiro della merce avveniva o in modo itinerante nella provincia di Pavia ovvero presso la suddetta attività commerciale.”
A seguito di attività di perquisizione, su delega dell’Autorità Giudiziaria pavese, i finanzieri “riuscivano ad eseguire una copia forense dello smartphone di proprietà della responsabile e ad acquisire tutte le chat di Instagram e di altre app di messaggistica istantanea contenenti centinaia di file concernenti le vendite illecite”, precisa la Procura.
Che aggiunge. “Grazie al minuzioso esame del materiale informatico oltreché ai contestuali accertamenti bancari, è stato possibile risalire alle dinamiche e ai flussi delle vendite, alle modalità di ordine e pagamento, oltre che all’origine della merce contraffatta.”
L’indagine ha permesso anche di capire come i pagamenti “avvenissero esclusivamente attraverso la ricarica di una carta prepagata intestata alla nonna della responsabile al fine di rendere più difficoltosa la ricostruzione dei traffici illeciti.”
Al fine di fidelizzare il “cliente”, poi, sarebbero stati “praticati sconti e ideate apposite campagne promozionali dedicate sui profili Instagram individuati, con la possibilità pure di richiedere la disponibilità di ulteriori articoli eventualmente non presenti fra quelli pubblicati.”
Le attività eseguite dal Gruppo Guardia di Finanza di Pavia, quindi, hanno portato alla denuncia di una responsabile per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci con l’individuazione, sull’intero territorio nazionale, di oltre 80 acquirenti che in un arco temporale di circa un anno hanno acquistato circa 150 prodotti contraffatti delle note griffe di alta moda.
Nei loro confronti si è proceduto a contestare la “violazione amministrativa prevista, con l’applicazione della sanzione pecuniaria di duecento euro per ogni singolo acquisto, per un totale pari ad oltre 40.000 euro.”
Nel corso dell’operazione sono stati anche recuperati dagli acquirenti e sottoposti a sequestro numerosi prodotti con marchio contraffatto, che erano già stati consegnati per un valore di circa 35.000 euro (la vendita di prodotti originali sarebbe stata quantificabile in 180.000 euro).
“L’operazione svolta si inquadra nell’ambito delle più ampie attività eseguite dal Corpo a salvaguardia del mercato dei beni e servizi, con particolare riguardo alla contraffazione, alla tutela del “Made in Italy” e alla sicurezza dei prodotti, a favore della salute dei consumatori e della libera concorrenza”, scrive ancora la Procura.
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