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VOGHERA 14/10/2021: Delitto di piazza Meardi. Sentiti due testimoni. Battaglia legale sulle affermazioni e su altri aspetti del caso

Ottobre 14
15:55 2021

VOGHERA“Ha alzato il braccio e ha sparato”. “Era una persona che si stava difendendo”.

Il caso Adriatici – ossia il caso dell’uccisione, la sera del 20 luglio 2021, da parte dell’ex assessore alla sicurezza di Voghera Massimo Adriatici del marocchino 39enne Yonus Boussetaoui che lo stava aggredendo a pugni – si conferma un caso molto combattuto a livello legale.

Dopo i primi rilievi svolti appena di dopo il fatto; dopo l’autopsia (fatta in loro assenza, come hanno detto i legali della famiglia del 39enne); dopo il sopralluogo svolto dai Ris di Parma in piazza Minardi sul marciapiede di fronte al bar Ligure dove è avvenuta la tragedia; e dopo le prime perizie fatte in laboratorio dai tecnici, il caso giudiziario è proseguito l’11 ottobre 2021 con l’interrogatorio da parte del magistrato dei testimoni che avrebbero assistito all’uccisione.

Nella giornata di lunedì quindi si è svolto il cosiddetto “incidente probatorio”, in cui sono stati ascoltati 2 dei 3 testimoni oculari, due magrebini, mentre il terzo, una donna, non è stata interrogata perchè sarebbe in Romania.

Durante la sessione di domande rivolte dal giudice, i testimoni (come riporta il quotidiano locale nell’edizione del 12-10-21) avrebbero detto che Adriatici, da sdraiato, “ha alzato il braccio e ha sparato”. Nello stesso tempo un testimone, alla domanda del giudice (“Le sembrava una persona fredda”?) avrebbe risposto: “No, era una persona che si stava difendendo”.

Dunque il caso resta non risolto e continua a creare divisioni fra gli avvocati.

Quelli della famiglia del 39enne chiedono in particolare che il capo di imputazione passi da “eccesso colposo di legittima difesa” (ipotizzato dalla Procura”) a “omicidio volontario” (poiché Adriatici, per la famiglia del 39enne, avrebbe impugnato la pistola e sostanzialmente mirato… pur potendo reagire in maniera diversa contro un uomo che non sarebbe stato armato).

I legali di Massimo Adriatici, su questo punto, invece, continuano a sostenere l’esatto opposto: ossia che l’ex assessore ha sparato unicamente poiché quell’uomo lo stava aggredendo.

In assenza di prove decisive, quindi, a fronte di queste due valutazioni opposte, quel che, per il momento, risulta essere l’unico elemento oggettivo su quanto accaduto la sera del 21, è il filmato della videocamera di un palazzo di Corso 27 Marzo: occhio elettronico che ha immortalato le fasi appena precedenti lo sparo.

Immagini dalle quali si vede Adriatici che cammina di fronte al bar Ligure. L’assessore ha in mano il cellulare, con il quale sta chiamando le forze dell’ordine affinché intervengano per occuparsi del marocchino che aveva infastidito gli avventori del bar. All’assessore si avvicina Boussetaoui, che scambia con lui qualche parola e poi gli sferra un pugno che lo manda a terra.

Dopodiché si vede Adriatici che, insieme al 39enne, sparisce dietro al palazzo che separa Corso Rosselli da Corso 27 Marzo. Ed è in quel momento che dalla calibro 22 detenuta dall’ex assessore parte il colpo fatale.

Fra gli aspetti controversi della vicenda, che dovranno essere chiariti dalle indagini e successivamente da un processo, oltre alla modalità e alle motivazioni dello sparo (con le relative azioni e posizioni dei due uomini: al vaglio ci sono le movenze di Adriatici, che potrebbe aver mostrato l’arma che aveva in tasca, come avvertimento; ma anche quelle di Bussetaoui, che avrebbe prima gettato via qualcosa, in aria, e poi raccolto qualcosa da terra, prima di tornare verso l’assessore), oltre alle controversie sulla modalità e sulle motivazioni dello sparo, si diceva, ci sono le controversie sulle telecamere pubbliche presenti in piazza Meardi (le cui registrazioni ora verranno messe a disposizione degli avvocati della famiglia). Secondo la Procura quei fotogrammi non sono utilizzabili in quanto una telecamera era rivolta verso la via Emilia, mentre l’altra sarebbe stata sporca o allagata.

Altro punto controverso sono i proiettili, che la famiglia vuole chiarire circa la loro natura. Per i legali di Boussetaoui sono proiettili rinforzati, e quindi una prova della volontà di uccidere dell’assessore. Mentre per gli avvocati di Adriatici i proiettili sono: regolari; non si sono espansi durante le prove; e non hanno ha provocato maggiori danni di quelli che avrebbe provocato qualsiasi altro proiettile dello stesso tipo.

Un altro punto, infine, su cui c’è battaglia è il fatto che Adriatici avrebbe seguito il marocchino prima del delitto (anche questo un segno, per la famiglia, che Adriatici era intenzionato a uccidere). Tesi questa che la difesa dell’assessore respinge al mittente, in quanto l’aggressione subita da Adriatici prima dello sparo (e la sua chiamata alle forze dell’ordine), dimostrerebbero la sua non volontà di uccidere e quindi la legittima difesa. Quanto invece al fatto che Adriatici avrebbe seguito Boussetoui, dalle indagini sarebbe emerso che Adriatici conosceva il 38enne, e che l’ex assessore veniva spesso chiamato da cittadini ed esercenti della zona quando c’era qualcosa o qualcuno che dava problemi: e proprio quella sera l’assessore sarebbe stato interpellato per delle problematiche legate alla sicurezza attorno a piazza Meardi. 

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