VOGHERA 26/07/2021: “E ora costruire insieme i frutti di quella speranza capace di trasformare la tragedia in assunzione di responsabilità”. I messaggi dei Parroci alla città: “Nessuno si chiami fuori”
VOGHERA – Tra le tante espressioni, esternazioni, urla, che si sono lette e udite da martedì 20 luglio ad oggi sulla tragedia di Piazza Meardi, ancora una volta parole di semplice ‘banale’ buonsenso (ah quanto ce ne sarebbe bisogno in questi tempi di brutte parole e brutti pensieri lanciati a caso in strada, sui giornali e sui social!) arrivano dalla Comunità parrocchiale di Voghera.
Come avevano anticipato sabato, nella giornata di ieri, nel corso di tutte le Messe, i parroci, monsignor Marco Daniele e don Cristiano Orezzi, hanno letto un documento unitario. Un documento che, come non mai, è rivolto non solo ai fedeli presenti alle celebrazioni ma a tutta la cittadinanza. Un documento che non fa sconti a nessuno (neanche a chi ha manifestato in piazza Meardi), che chiama in causa tutti, nessuno escluso, ad un profondo senso di responsabilità.
“Carissimi tutti – hanno detto i parroci nelle rispettive celebrazioni – dopo i fatti di cronaca successi a Voghera martedì scorso, permetteteci un invito accorato. Non intendiamo entrare nel merito giuridico della vicenda, facoltà che spetta unicamente alla magistratura. Oggi è domenica e come ogni domenica la comunità cristiana si raccoglie per celebrare Gesù morto e Risorto per noi, per tutti.”
“È per questo – hanno proseguito i parroci – che oggi la nostra preghiera si innalza a Dio perché ci doni la sua misericordia. Abbia misericordia di chi ha perso la vita nella tragedia di martedì sera; abbia misericordia di chi ora ha la vita segnata da quanto è accaduto. Abbia pietà, il Signore, per tutte le parole, le troppe parole di questi giorni. Parole: alcune garbate, altre meno, altre decisamente fuori luogo. Invitiamo tutti a far nostro e a vivere quel versetto biblico tratto dal terzo capitolo del libro delle Lamentazioni che dice: “E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”.“
Il “silenzio” è una delle parole chiave del messaggio della Comunità pastorale vogherese.
“Un silenzio che ha il gusto del rispetto per chi ha perso la vita (il riferimento è al 39enne Youns El Boussettaoui morto in piazza Meardi ndr) o per chi l’ha segnata per sempre (il riferimento è all’assessore Massimo Adriatici, che ha sparato dopo essere stato aggredito ndr); un silenzio capace di zittire le troppe parole di odio o di giudizio o di pregiudizio che hanno riempito le nostre piazze, i nostri media e in particolare i social! Ci si chiede perché molti si sentano in dovere di fomentare l’odio in continuazione.“
Rivolgendosi alla “comunità cristiana”, monsignor Marco Daniele e don Cristiano Orezzi chiedono “di costruire insieme i frutti di quella speranza che è dono di Dio; speranza capace di trasformare tale tragedia in assunzione di responsabilità.”
“Anche oggi come chiesa di Voghera – continuano i parroci – siamo chiamati a farci anima di un rinnovato patto sociale che stemperi il clima di rabbia e di insicurezza e si faccia voce del desiderio che tutti abbiamo di progettare percorsi di riconciliazione.”
Rivolgendosi alla “società civile e politica di Voghera” i religiosi dicono che “questo tempo non è il tempo delle sfilate in piazza Meardi; è il tempo di accorgersi dei fratelli in difficoltà che percorrono le vie della nostra città, affinché insieme si faccia qualcosa perché nessuno sia abbandonato nelle nostre piazze, soprattutto quando abbandonare significa esporre se stessi e gli altri al rischio di tragedie come quella che stiamo piangendo.”
E per far capire che nessuno si dovrebbe chiamare fuori da questo obiettivo comune, i parroci ricordano il “capitolo 4 della Genesi”, in cui il Signore formula a Caino, cha ha appena ucciso Abele, una domanda che ancora oggi e soprattutto oggi deve risuonare nelle nostre coscienze: “Dov’è tuo fratello?”. Caino prova a sfuggire alla durezza della domanda rispondendo con un altro interrogativo: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Da allora – aggiungono i parroci – nessuno è più autorizzato a chiamarsi fuori dal rispondere a questa domanda perché l’unica risposta possibile è questa: “Sì, tu sei custode di tuo fratello”.”
E “nel silenzio operoso”, i parroci invitano ciascuno a rispondere a queste domande:
“Chi è per me il povero? Cosa posso fare per i poveri della mia città? Cosa ho fatto io per impedire che quell’uomo fosse ucciso? Dov’è mio fratello?”
“A questo esortiamo – concludono i parroci -. Sperando che nessuno si tiri indietro o si senta autorizzato a dire che non gli interessa. Voghera è ferita. Solo l’Amore che diventa progetto politico e sociale di sguardo di cura gli uni per gli altri potrà aiutare la città a ripartire.”
IL DOCUMENTO LETTO DAI PARROCI durante le messe di domenica, come visto, non fa sconti a nessuno: chiama in causa tutti… nessuno escluso (a partire da una politica allo sbando: fatta ormai solo di attacchi, accuse, invettive, tanti troppi silenzi… di scontri e mai di incontri). Perchè nessuno deve sentirsi in diritto di chiamarsi fuori da uno scenario in cui davvero, per una volta, non esiste nessun ‘innocente’: né chi ha sbagliato “adesso”, nè chi in passato (lontano o vicino che sia) non ha fatto nulla per evitare che si arrivasse ad una tragedia che, invece, in diversi modi, poteva essere evitata.
Con la speranza che l’appello non si limiti ai cercare una soluzione ai problemi dei poveri e dei disperati ma anche a quelli di tutti i vogheresi che chiedono solo tranquillità, sicurezza e un po’ più di legalità.
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