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VOGHERA 25/07/2021: Tragedia di piazza Meardi. Più di mille per Youns El Boussettaoui. Nessun incidente ma il corteo raggiunge anche la casa della sindaca

Luglio 25
12:21 2021

VOGHERA – La città di Voghera tira, almeno su questo, un sospiro di sollievo. La manifestazione indetta per chiedere giustizia per il marocchino Youns El Boussettaoui, morto per mano dell’assessore alla sicurezza Massimo Adriatici, si è conclusa senza incidenti.

Al raduno però, a parte le grida di qualche sparuto esaltato e il non rispetto delle norme anti Covid (che oramai, va detto, sono un optional ovunque vi siano assembramenti all’aperto di ogni genere e tipo), si sono vissuti momenti di tensione dopo che il raduno, da presidio “statico” in piazza Meardi, ad un certo punto si è trasformato in un “corteo” (non autorizzato) che ha percorso le strade del centro storico, arrivando persino alla casa della sindaca.

La manifestazione era iniziata alle 16.30 circa. A darle il via, la sorella del 39enne, Bahjia, che da quando è arrivata dalla Francia chiede giustizia e contesta gli arresti domiciliari concessi all’avvocato vogherese.

La colonna sonora di tutto il pomeriggio in piazza – in un centro città con le serrande abbassate e le strade deserte per il timore di disordini – sono le grida “Assassino” “Assassino” da parte di uomini, donne e bambini rivolto ad Adriatici e “Giustizia per Youns”.

Quale sia il vero obiettivo della manifestazione lo si comprende quasi subito, quando le circa 1.000-1.200 persone presenti, fra comunità marocchina e associazioni, imboccano la via Emilia per raggiungere piazza del Duomo e la sede del Municipio. Il corteo però viene subito stoppato all’altezza della chiesa di San Rocco da un blindato della polizia e dagli agenti in assetto anti sommossa.

Tornata in piazza, la manifestazione procede come da programma: grida “assassino, assassino”, richieste di una giustizia più dura per l’assessore, proteste contro l’Amministrazione (“commissariamo il Comune di Voghera” “via la lega da Voghera”) e urla anche contro il leader della Lega Matteo Salvini.

In piazza, poco dopo, sono quasi le 17, arriva anche Gad Lerner. Con un tono pacato anche lui arringa la folla (“ A parti invertite – dice parlando in un megafono -: se ad uccidere un italiano fosse stato un marocchino, non credo che oggi sarebbe agli arresti domiciliari”. E poi “La sindaca dovrebbe essere in piazza con voi… Credo che il comune dovrebbe aprire una sottoscrizione per aiutare i figli del padre ucciso in questa piazza”).

Piazza nella quale pochi muniti dopo irrompono 5 bikers. Molti pensano si tratti di un’azione delle forze dell’ordine. Non è così, su una delle moto c’è la bandiera del Marocco. Il motociclista si sfila il casco e parla alla folla che nel frattempo lo ha raggiunto e circondato.

Il fuori programma galvanizza i manifestanti, che, passata una decina di minuti, guidati da alcuni uomini, decidono di ritentare la marcia verso piazza del Duomo, passando questa volta da via Cavour.

Il gruppo imbocca via Gramsci ma è titubante. Gli accordi non lo prevedono. Dopo una breve consultazione fra i capi, il corteo però s’incammina deciso in direzione dell’Arlecchino.

Arrivato in via Covini, spostate le transenne, il serpentone attraverso quella piccola via punta verso via Cavour ma viene bloccato da un blindato della polizia.

Costretta a deviare in via Martinelli, la folla da lì arriva in via Cavour, da dove ritenta la marcia verso piazza del Duomo.

Arrivati a via Covini la tensione sale di parecchio: il blindato blocca la strada ma i manifestanti sembrano intenzionati e sfondare. Urla, grida, insulti, poi prevale la ragionevolezza. Il corteo torna verso piazza Liberazione ma non molla. Un delegato va dalla polizia, parlamenta con i funzionari e riesce ad ottenere il permesso di arrivare in Duomo, ma passando dalla parallela via del Castello.

Dopo una breve sosta con l’occupazione dei giardini del Castello, il corteo riprende e sbuca in Piazza Duomo.

Di fronte al Municipio ad aspettarlo un cordone di uomini della polizia e dei carabinieri, e un blindato. Ancora urla e slogan. Tutto senza problemi. Salvo quando un manifestante cerca di sfondare ma viene bruscamente respinto dalla polizia, da un lato, e tirato indietro dai compagni, dall’altro.

Sono le 17:30 circa, e il corteo sembra quasi calmarsi del tutto e disperdersi. Ma non è così. Perchè è proprio in quel momento che arriva la parte più spiacevole e pericolosa della giornata d protesta. Solcata via san Lorenzo la sfilata invece che di girare a sinistra va a destra, in direzione di piazza San Bovo.

La mossa non è chiara. 

In piazza la folla sembra puntare verso la stazione. Poi però viene fatta tornare indietro verso via XX Settembre. Giunto al semaforo il grosso della manifestazione si ferma. Nel frattempo il gruppo di testa, con i capi, avanza sulla piazza lato edicola come se stesse cercando qualcosa.

Ora il disegno è chiaro, da quella parte della piazza abita la sindaca Paola Garlaschelli: l’obiettivo è lei.

Il gruppo di testa raggiunge l’ingresso e si ferma. La tensione è massima. In quel momento la polizia non c’è e uno dei manifestanti si avvicina ai campanelli suonandoli tutti. Mentre il grosso del corteo viene richiamato in quel punto, un cordone di agenti avanza e si mette a protezione dell’abitazione.

Di fronte alla casa di Paola Garlaschelli si levano l’ululato di una sirena e i cori: “Assassino Assassino”, “Sindaco Vergona Sindaco Vergona”, qualcuno grida anche “Assassina”.

Il blitz in piazza san Bovo fortunatamente dura poco. Il corteo arretra e imbocca definitivamente via Emilia :direzione piazza Meardi, dove la manifestazione prosegue come era iniziata: richieste di giustizia per Youns, cori, molti insulti a Salvini.

Ma c’è anche un momento dedicato ai “commenti”: chi vuole parlare può dire ciò che vuole per qualche minuto. Parlano uomini ragazzi e donne. C’è un po’ di tutto: “In Italia chi è malato va curato non sparato”. “Noi paghiamo le pensioni ai pensionati sui italiani”. “Noi siamo italiani. Non ci sono italiani di seria A serie B”. “Salvini restituisca i 40 milioni rubati”, “Noi siamo italiani più di tanti italiani”. “L’Italia sta collassando per colpa dei politici”. Mi vergogno di essere italiano. In Italia c’è razzismo”. “La cosa difficile da dire ai bambini non è solo che il padre non tornerà più ma che il suo assassino è libero (qualcuno sembra dare anche indicazione del luogo dove si troverebbe agli arresti domiciliari in quel momento Massimo Adriatici, temporaneamente allontanato dalla città per motivi di sicurezza: “al mare”)

Sono le 19 e la manifestazione a questo punto sta scemando. Il sole picchia ancora e la folla si disperde in tanti piccoli gruppetti all’ombra degli alberi. Piazza Meardi tornerà completamente libera intorno le ore 20.

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