VOGHERA 30/06/2024: Sanità. Liste d’attesa lunghe. Le soluzioni del dottor Grandi
VOGHERA – Il dottor Michele Grandi, medico di base e di guardia medica a Voghera, che già in precedenza ha espresso le sue considerazioni sui problemi che attanagliano la sanità pubblica, interviene sul tema della (lunghe) liste d’attesa.
“Quando noi medici di famiglia richiediamo degli esami o una visita specialistica per un nostro assistito – esordisce Grandi -, consegniamo al paziente un’impegnativa con la quale lo stesso prenoterà la prestazione richiesta telefonando ad un apposito numero verde o recandosi personalmente al centro di prenotazione. Esistono 4 classi di priorità in base alle quali le prestazioni devono essere erogate in tempi ben precisi stabiliti dalla normativa vigente”.
“E’ il medico (e non il paziente!) – prosegue il Dr. Grandi – che decide in quale classe di priorità la prestazione debba essere richiesta, in base al quadro clinico: urgente (da erogarsi entro 72 ore), breve (entro 10 giorni), differibile (entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami), programmata (entro 120 giorni). Spesso chi prenota una prestazione programmata si sente rispondere che non è possibile perchè le agende sono chiuse e chi ha necessità di una prestazione più urgente è costretto a rivolgersi alle strutture private in quanto i tempi di prenotazione non vengono rispettati. Tutto questo è contro la legge!”
Di chi è la colpa dunque? Il Dr. Grandi non usa mezzi termini: “di chi amministra le risorse destinate alla sanità, che sono sempre meno a causa dei continui tagli che vengono operati. Tutto questo comporta un numero sempre minore di medici e paramedici che operano negli ambulatori con conseguente riduzione dell’offerta di servizi rispetto alla domanda.”
Recentemente il Governo ha emanato un decreto-legge ad hoc per ridurre le liste d’attesa. “Mi verrebbe da dire – ironizza il Dr. Grandi – che ci vorrebbero elezioni ogni mese perché è solo in campagna elettorale che la politica si accorge dei problemi; ma qui c’è poco da scherzare perché è in gioco la salute dei cittadini! In sintesi, il provvedimento prevede che le Regioni debbano assegnare ai direttori generali delle aziende sanitarie obiettivi annuali specifici per la riduzione delle liste d’attesa, il coinvolgimento degli specializzandi negli ambulatori, l’aumento delle tariffe orarie e la loro detassazione per i medici già in servizio al fine di incentivarne l’attività, l’istituzione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) a livello regionale per poter gestire meglio e monitorare le prenotazioni. A mio avviso si tratta della solita foglia di fico per coprire le vergogne di un sistema sanitario pubblico ormai allo sfacelo. Infatti, è il solito scaricabarile: il Governo delega le Regioni, le quali investono del problema le aziende sanitarie; inoltre, si punta a far lavorare di più i medici già in servizio e già sovraccarichi di incombenze prospettando loro un aumento di stipendio piuttosto che assumerne altri; infine, le Regioni hanno già fatto sapere che manca la copertura finanziaria per mettere in pratica le misure previste dal decreto-legge.”
Allora ancora una volta a rimetterci è il cittadino? “Direi di no!” – è la risposta ottimistica del Dr. Grandi – “Occorre sapere che, in base ad un decreto legislativo del 1998 tuttora in vigore, qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale, ponendo a carico dell’azienda sanitaria locale il costo della prestazione (in pratica chiedendo un rimborso per quanto pagato). Ovviamente occorre seguire una procedura che il cittadino senza competenze specifiche generalmente non conosce o non è in grado di espletare.”
Come aiutarlo? “Faccio appello – conclude il Dr. Grandi – ai Sindaci e alle associazioni, movimenti, forze politiche che amministrano i nostri Comuni affinchè istituiscano uffici o sportelli in cui operano persone competenti che guidino il cittadino nell’espletamento di queste pratiche. Qui non si tratta di aprire contenziosi con enti o istituzioni ma di garantire ai cittadini il diritto alla salute!”
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