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VOGHERA 29/01/2024: Giorno della Memoria. Sabato in città si sono svolte le celebrazioni

Gennaio 29
11:20 2024

VOGHERANella mattinata di sabato 27 gennaio, in occasione della ricorrenza del Giorno della Memoria, insegnanti e studenti della sezione classica “Grattoni” del Liceo “Galilei”, hanno organizzato una significativa presenza di fronte al cancello della scuola.

E’ stata ripulita la “Pietra d’inciampo” – una delle 50 presenti in provincia di Pavia – apposta nel 2019 a ricordo di Jacopo Dentici, giovanissimo partigiano, arrestato dai fascisti a Milano, passato ai nazisti che, dopo la detenzione a San Vittore, lo deportano a Mauthausen, dove trova la morte nel sottocampo di Gusen a diciotto anni.

Nel corso dell’iniziativa studentesse e studenti hanno letto brani sulla figura di Dentici.

“Un gesto importante e assolutamente non retorico, che dovrebbe diventare un appuntamento costante di riflessione e informazione per la scuola e per la città”, spiegano ancora gli organizzatori.

Sempre sabato ANPI e RAP-FIVL hanno riproposto il presidio davanti alla targa di via Emilia che ricorda due atti siglati da Carlo Alberto nella nostra città il 29 marzo 1848: la dichiarazione di guerra all’Austria, con l’avvio della prima guerra d’Indipendenza, ed il riconoscimento dei diritti civili agli israeliti.

E’ stato reso omaggio a tutte le vittime della deportazione nazifascista: cittadini ebrei, oppositori antifascisti, circa 700.000 soldati catturati dopo l’8 settembre ‘43 in Italia o all’estero. Ed anche ad altre figure che la legge non richiama ma che vennero colpite dalla repressione: Rom, Sinti e Caminanti, omosessuali, Testimoni di Geova, disabili e malati psichici (L’iniziativa di sabato si è articolata attraverso letture con l’accompagnamento musicale di Alessio Zanovello, che hanno affrontato diversi aspetti della deportazione: a partire da un passo di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, che fu arrestato dalla milizia fascista mentre era parte di un piccolo gruppo di resistenti e scelse nell’interrogatorio di qualificarsi come cittadino di “razza ebraica” pensando di sottrarsi a morte sicura; una memoria di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana deportata nel lager femminile di Ravensbruck, dal suo libro “L’esile filo della memoria”; una nota informativa sulla Porrajmos di Rom e Sinti con una poesia di Santino Spinelli ed infine una testimonianza sulla prigionia degli Internati Militari Italiani tratta dal libro di Alessandro Natta “L’altra Resistenza”.)

“Almeno 8.000 – speigano gli organizzatori – sono ebrei (interi gruppi famigliari, anziani, donne, bambini) prima esclusi e discriminati dalle leggi razziste del 1938 e poi indicati nel 1943 dalla RSI, con la famigerata Ordinanza di polizia di Buffarini Guidi come “stranieri ed appartenenti a nazionalità nemica”, che attiva il ruolo dei “ragazzi di Salò” al fianco dei nazisti negli arresti e nel sequestro dei beni, nella persecuzione, deportazione e morte. Quasi 7.000 non faranno ritorno.”

“La parte più consistente della deportazione italiana, circa 24.000 tra uomini e donne – spiegano ancora Anpi e Rap Fivl -, è rappresentata da quella politica: sono partigiani, patrioti, oppositori antifascisti, operai delle fabbriche del Centro Nord che hanno scioperato e sabotato la produzione bellica, destinati nei Lager oltre i confini nazionali o rinchiusi nei campi delle SS in Italia a Bolzano e soprattutto alla Risiera di San Sabba a Trieste. Un aspetto spesso rimosso o sottovalutato. Da tempo non ci sono ricerche universitarie su Mauthausen (dove 2/3 degli italiani deportati sono uccisi), su Ravensbruck dove vengono concentrate soprattutto le donne, niente su Dachau, Flossenburg, Buchenwald.”

“Non possiamo dimenticare – aggiungono – quello che indicava chiaramente Primo Levi, nella sua introduzione Al Visitatore di Birkenau nel Memoriale degli italiani (poi smantellato ed oggi riallestito a Firenze). “La storia della deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa; dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi dei libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto (…)

E’ triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia é nato in Italia. E’ il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della “vittoria mutilata”, ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di un solo…””

I DEPORTATI DELLA PROVINCIA DI PAVIA

“I deportati antifascisti della nostra provincia sono 286: di almeno 245 esistono i riferimenti biografici oggi riproposti e ampliati nel sito deportati pavesi a cura dell’ANED e dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Pavia.

La principale destinazione è Mauthausen (un campo che non è di sterminio, ma con un tasso di mortalità altissimo tra i prigionieri e che viene liberato solo il 4 maggio ’45!), seguono Bolzano, Dachau ed altri campi.”

I DEPORTATI DELLA CITTA’ DI VOGHERA

“Nella nostra città sono 22 i deportati: 18 sono vogheresi e 11 di loro non sopravviveranno (10 moriranno nei Lager ed uno, Angelo Arcalini fratello del partigiano Luigi, ucciso a Milano, non reggerà alle privazioni subite dopo il ritorno a casa). Dal campo di concentramento di Bolzano, gestito dalle SS di Verona, saranno inviati a Dachau, Auschwitz, Mauthausen. Per alcuni di loro il percorso di prigionia inizia anche nel Castello di Voghera – carcere cittadino, durante il fascismo e nel periodo della RSI, a lato del quale persiste l’offesa di una targa vergognosa che rovescia la storia.”

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