VOGHERA 26/01/2024: Restaurata in via Emila la chiesa di San Sebastiano. Opere cofinanziate dalla Fondazione Comunitaria di Pavia
VOGHERA –Raro esempio di architettura barocca integralmente conservato; scrigno delle opere di Paolo Borroni (i cui resti qui riposano), quali la Madonna Addolorata; frequentata da visitatori occasionali e da fedeli per momenti di preghiera personale e comunitaria: la chiesa di San Sebastiano di Voghera, sita nella via principale del centro storico, via Emilia, ha recentemente “subito” un provvidenziale intervento di risanamento conservativo.
La chiesa necessitava infatti di interventi di restauro e risanamento: la messa in sicurezza delle coperture della sacrestia, delle sottostanti volte e l’installazione di una linea vita per le future manutenzioni. Per questo le opere sono stata co-finanziate dalla Fondazione Cariplo, per un importo di 24.000 euro.
Il progetto – presentato dalla Parrocchia di San Lorenzo Martire retta da mons. Marco Daniele – e seguito da don Cristiano Orezzi, grazie alla Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, non solo è stato intrapreso, ma è stato portato a termine tra l’ottobre e il dicembre del 2023.
“Mediante la pulizia delle volte della sacrestia e della navata e il risanamento conservativo delle travi lignee – spiega la Fondazione -, si proponeva di salvaguardare l’antica sacrestia barocca. In particolare la pulizia dell’estradosso delle volte sulla navata avrebbe consentito di monitorare eventuali infiltrazioni o lesioni che avrebbero potuto danneggiare l’apparato decorativo sottostante.”
Detto; fatto.
Le fasi dell’intervento sono così passate: dall’allestimento del cantiere; ai lavori di restauro delle coperture della sacrestia; al riordino delle volte della sacrestia e della navata; all’installazione della linea vita per la copertura del complesso; fino allo smontaggio del cantiere
LA STORIA
“Questa chiesa venne fabbricata nell’anno 1610, sulle rovine di un’altra antica: è angusta ma pure bellissima: nelle volte si vedono pregiati affreschi di Giulio Rossi rappresentanti il martirio di San Sebastiano. La confraternita della Misericordia ivi retta sin dal principio del secolo XIV tiene cura dei carcerati specialmente infermi mediante diversi deputati mensili, e si adopera il conforto dei condannati all’estremo supplizio”. Così riporta Goffredo Casalis nel suo Dizionario Geografico Storico – Statico – Commerciale degli stati di sua Maestà il re di Sardegna del 1854 della chiesa di San Sebastiano.
L’antica chiesa a cui il testo si riferisce è quella dei Confratelli della Misericordia di San Giovanni Decollato, nata a Voghera nel 1232 dall’ordine conventuale di San Francesco, che nel 1338 si trasferì all’interno della cinta muraria in via Emilia, angolo via Mazzini, antistante la chiesa attuale di San Sebastiano. Nel convento erano diverse le compagnie a essere ospitate e nel 1487 un documento notarile testimonia la separazione dai padri francescani da parte della confraternita. Da qui l’esigenza di costituire un proprio oratorio in un terreno verosimilmente di proprietà del convento, dedicandolo a San Sebastiano. Tra le regole e gli statuti propri dei confratelli, contraddistinti da una cappa bianca, vi era l’assistenza ai carcerati, sino all’assistenza continua del condannato a morte. Questi era condotto in una cella vicina all’oratorio il giorno prima dell’esecuzione e beneficiava dell’assistenza religiosa di un padre francescano.
Il convento aveva un’economia propria e indipendente e gestiva un Monte di Pietà, che distribuiva ai più poveri le sementi per raccoglierne poi i frutti mediante interessi a mantenimento dello stesso Monte. Nel 1608, con bolla papale di Papa Paolo V, la confraternita di San Sebastiano fu aggregata alla Casa Madre “Arciconfraternita di San Giovanni Decollato detta della Misericordia della Nazione Fiorentina in Roma”, tutt’ora esistente, e a cui appartenevano nomi di prestigio della nobiltà e alti prelati toscani (tra i membri, Michelangelo Buonarroti). Il rito funebre del condannato, se questi accettava il conforto religioso, prevedeva la sepoltura presso la chiesa o l’oratorio della Confraternita. Nel 1610, sull’area del primo oratorio eretto nel 1487, si iniziò la costruzione della chiesa di San Sebastiano, ultimata nel corso del 1600. L’oratorio continuò a essere luogo di sepoltura dei condannati a morte anche quando fu rinnovata l’aggregazione all’Arciconfraternita di Roma nel 1775. Stesso beneficio di sepoltura spettava ai confratelli e ai loro figli. Per questi ultimi, tra controversie e ricorsi, solo fino al 1778. Nel 1825 il Tribunale che sentenziava le condanne fu collocato in Palazzo Dattili, proprio in fronte alla chiesa di San Sebastiano, tutt’oggi in buono stato di conservazione, di proprietà privata e sede di diversi servizi e istituzioni. La presenza della Confraternita nella chiesa di San Sebastiano è documentata sino al 1901, e si ipotizza la sua fine per assenza di nuovi confratelli.
La chiesa attuale nasce nel 1610 con impianto a navata unica coperta da volte a botte affrescata e lunette decorate da stucchi, con archi di scarico laterali su pilastri addossati. Sono rettangolari abside, aula e presbiterio. A sinistra del presbiterio si trova la sacrestia, coperta da volta a botte quadrata. Sono stati rinvenute, nell’archivio comunale, citazioni circa un progetto di restauro curato dall’ingegnere Severino Marenzana negli anni 1936-38, e riferite a opere sulle facciate degli annessi edifici di sacrestia e canonica, con prescrizioni comunali: semplificazione dei cappelli delle finestre del piano terreno; sostituzione del finestrone progettato nel fabbricato corrispondente alla sagrestia con delle finestre (vere o finte) analoghe alle altre.
Si citano, per contro, opere in progetto ma non eseguite, come la sopraelevazione del frontone della chiesa e lo spostamento di lesene e cornici. La vetrata fu realizzata dall’artista vogherese Silverio Riva nel 1975, su commissione di don Torti, che curò gli ultimi lavori di restauro commissionati nel 1979.
La riedificazione della chiesa seicentesca sulle rovine dell’antico oratorio eretto nel 1487 comprese anche la costruzione del campanile nell’angolo Sud-Est in mattoni a vista, di fattura semplice con campi e modanature alla cima. A quest’epoca appartiene anche l’apparato decorativo interno alla chiesa. Il campanile fu edificato a lato del presbiterio, sul sottotetto della sagrestia (si possono ancora osservare i tre cordoni per il suono delle campane, oggi non utilizzate) dove un arco ogivale scarica le sollecitazioni della parete Est della torre campanaria. La parete Nord poggia in parte su un pilastro controventato da una catena nell’arco ogivale e in parte sulla muratura della navata sottostante. Alla sommità del campanile si accede con una scala in legno dall’estradosso della volta a botte”.
(fonte e foto Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia)
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