VOGHERA 06/12/2023: Ma la casalinga di Voghera esiste ancora? Al Teatro Valentino Garavani il dibattitto semiserio sul cambiamento di usi, costumi… e consumi in Italia
VOGHERA – “Ma la casalinga di Voghera esiste ancora?”. È la domanda che, ieri mattina ha animato l’iniziativa promossa da Assolombarda nell’ambito della rassegna “Pavia capitale della cultura d’impresa 2023”.
La scelta della location, a giudicare dal titolo dell’evento, non è stata casuale: la “riflessione semiseria” è andata, infatti, in scena al Teatro Valentino Garavani di Voghera – già “Teatro Sociale” – appena riaperto e intitolato allo stilista, vogherese di nascita.
L’appuntamento ha fotografato, attraverso un format informale, le trasformazioni che, in questi anni, hanno caratterizzato usi, costumi e consumi in Italia, dal Dopoguerra ad oggi, con particolare riferimento al ruolo della donna, al rapporto tra genitori e figli, all’avvento delle tecnologie.
Sul palco, dopo i saluti della sindaca Paola Garlaschelli e del presidente di Zona Oltrepò di Assolombarda, Marco Salvadeo, sono interventi, tra gli altri, Germano Lanzoni, il celebre “Milanese Imbruttito” che ha dato vita a un nuovo personaggio che fa proprio un altro cliché, quello del manager milanese incline al fatturato.
Ma non solo: guidati dal presidente della Fondazione Assolombarda, Antonio Calabrò, hanno partecipato al dibattito anche Emanuela Scarpellini, docente di storia contemporanea dell’Università di Milano, la giornalista e scrittrice Maria Latella, la direttrice artistica del Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, il sondaggista Nando Pagnoncelli, la giornalista Camilla Sernagiotto e, infine, Andrea Zatti, docente di Economia all’Università di Pavia.
“Viviamo giorni inquieti e carichi d’incertezza densi di violenze e discriminazioni di genere, affollati da domande, cui però mancano un’infinità di risposte, quasi tutti convinti che l’Italia sia un paese in declino – ha dichiarato Antonio Calabrò, che è anche presidente di Museimpresa -. Abbiamo, inoltre, paura dei cambiamenti climatici ma anche delle guerre e delle incognite legate alle nuove tecnologie. Le nuove generazioni, infine, non fanno più figli e, sempre più spesso, abbandonano l’Italia per cercare fortuna altrove: sono 6 milioni, infatti, gli italiani residenti all’estero”.
In questo contesto, ha affermato Calabrò, “vale la pena valorizzare nuove tensioni e aspettative. Penso, in particolare, alle donne e alle ragazze di una provincia che sempre più spesso, anche in tempi incerti, si rivela tutt’altro che provinciale. Si tratta, del resto, di persone decise, intraprendenti, capaci nei lavori dell’economia digitale, determinate nel rivendicare diritti e doveri, ostili a violenze e divari di genere. Donne ai vertici di istituzioni e imprese che sono in cammino, felici di riconoscersi nel bel film di Paola Cortellesi, ‘C’è ancora domani’”.
“La casalinga di Voghera ha rappresentato, nel boom economico, uno stereotipo come lo è stato, per esempio, ‘il signor Rossi’, anch’egli emblema dell’italiano medio”, ha aggiunto Nando Pagnoncelli in collegamento video. Si tratta di una figura che, secondo il sondaggista, non ha più ragione di esistere perché, in un mondo connesso e caratterizzato da un “ecosistema comunicativo ricco e complesso”, viene meno “il microcosmo che alimentava un certo tipo di modus vivendi”.
Si è verificato un vero e proprio cambiamento antropologico. “Il tramonto delle subculture ha determinato una frammentazione identitaria, che ha portato con sé una mancanza di visione unica del sé e una volatilità delle opinioni”.
L’opinione pubblica è, così, diventata la somma di molte opinioni individuali, “che in assenza di un collante ideologico, o di altro tipo, si compongono e scompongono in relazione a singoli temi in una sorta di geometria variabile”. Rispetto al passato, secondo Pagnoncelli, le opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone, oltre che dei gruppi sociali, “sono molto meno prevedibili oggi e meno scontati rispetto al passato: una grande sfida per i ricercatori sociali”.
Andrée Ruth Shammah, anch’essa in collegamento video, ha condiviso la sua esperienza nelle vesti di regista teatrale e direttrice artistica, fornendo il suo punto di vista sui grandi cambiamenti che, dal Dopoguerra, hanno riguardato Milano.
“La città, ieri come oggi, si conferma come una delle capitali del teatro, sia in riferimento ai luoghi sia in relazione alla qualità degli spettacoli offerti”. Una circostanza che va ricercata, per la Shammah, nell’interesse riservato da pubblico con età più avanzata, che però continua a riempire le sale riscoprendo nelle rappresentazioni una ragione di vita.
“Il teatro non è più considerato, come in passato, un semplice contenitore di spettacoli ma un luogo da frequentare e sono le donne, in particolare, a riconoscerlo come tale”.
La società, insomma, è cambiata in meglio: “Non tutto peggiora, non avverto nessuna malinconia rispetto al passato e sono, anzi, una grande ammiratrice del futuro”, ha concluso.
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