ZINASCO 20/09/2023: Uccisi i maiali del rifugio “Progetto cuori liberi”. Blitz con le forze dell’ordine questa mattina. Feriti alcuni attivisti. L’Ats: Eradicazione essenziale per contrastare la circolazione virale. La Lav: terribile ingiustizia
ZINASCO – È finita l’avventura dei 10 maiali che, dopo una vita passata fra le brutture degli allevamenti intensivi, stavano trascorrendo la loro esistenza in modo protetto all’interno del rifugio “Progetto cuori liberi” di Zinasco.
Questa mattina presto – sulla base di un’ordinanza dell’ATS di Pavia contro la diffusione della peste suina che infestando gli allevamenti della provincia di Pavia – i tecnici dell’Ats con l’aiuto della polizia sono entrati nel rifugio e hanno ucciso gli animali, tutti ancora sani.
Gli attivisti del rifugio hanno cercato di opporsi (lo stavano facendo già da alcuni giorni) ma oggi sono stati neutralizzati dalla polizia arrivata in assetto anti sommossa.
Il cancello è stato sfondato e alcuni attivisti che stavano opponendosi all’ingresso hanno subito delle contusioni.
Il 118 riferisce di un primo intervento dei sanitari alle ore 7.06 per due attivisti, una donna di 33 anni ed un uomo di 44, che avrebbero subito contusioni nel contrastare l’irruzione, ma che non sono stati portati in ospedale. In un secondo intervento dei sanitari, intorno alle 10:30, quattro persone, tre donne di 19, 23 anni e 39 anni è un uomo di 43, sarebbero rimasti ulteriormente coinvolti (si resta in attesa di sapere quanti saranno ricoverati).
Sul posto sono intervenute in questo secondo intervento tre ambulanze, di Pavia e di Sannazzaro.
Gli attivisti del centro hanno alle 11 hanno pubblicato un video in cui – fra i pianti, la disperazione e le grida, ‘maledetti’, nei confronti di chi ha operato l’eliminazione – si vedono i corpi degli animali che oramai morti vengono tristemente e impietosamente scaricati in un camion con una pala meccanica.
Sul caso di Zinasco l’ATS ha emanato un comunicato stampa
Oggi sono state portate a termine le operazioni di soppressione mediante metodi eutanasici dei pochi suini ancora presenti nel focolaio di Peste Suina Africana diagnosticato ai primi di settembre presso il rifugio per animali dell’associazione Progetto Cuori Liberi di Zinasco (PV).
La Peste Suina Africana ha colpito quaranta suini presenti presso l’associazione, di cui gran parte già deceduti nei giorni scorsi.
La Peste Suina Africana è una malattia infettiva di natura virale molto temibile per la quale non sono disponibili al momento terapie specifiche o vaccini. È caratterizzata da una alta morbilità, ovvero possibilità che un animale ammalato contagi altri animali ma soprattutto da una elevatissima mortalità, ovvero tutti i suini che si infettano muoiono, in tempo variabile in funzione di diversi fattori, ma mediamente nell’arco di pochi giorni. Quando la malattia entra in un allevamento suino, quindi, tutti gli animali sono destinati a morire.
Il virus colpisce suini e cinghiali ed è molto resistente nell’ambiente. L’uomo può diventare un veicolo di trasmissione e diffondere l’infezione nel territorio se non vengono rispettare rigorose norme di biosicurezza (come il cambio di abbigliamento e calzature in entrata-uscita da allevamenti e zone a rischio).
Le attività di eradicazione della Peste Suina Africana sono essenziali per contrastare la circolazione virale e salvaguardare tutti i suini, sia allevati per fini alimentari sia detenuti a scopo di affezione.
La malattia fortunatamente non colpisce l’uomo e si manifesta come una forma di setticemia emorragica, che porta rapidamente a morte i suini con febbre elevata (fino a 42°), ingrossamento della milza (fino a tre le volte le dimensioni fisiologiche), danni renali e compromissione delle capacità respiratorie (scolo nasale schiumoso ed emorragico). La morte può essere improvvisa oppure essere preceduta da una fase preagonica molto dolorosa (il decesso è determinato dalle gravi emorragie interne a carico di organi vitali come milza, reni e polmoni). Per la sofferenza e grande malessere degli animali ammalati non vi sono cure palliative o di supporto. Il contagio non colpisce solo i suini degli allevamenti intensivi ed i cinghiali ma, come in questo caso, può interessare anche suini allevati allo stato semibrado e non destinati alla alimentazione umana.
Per estinguere il focolaio, ed evitarne altri, prevenendo l’insorgenza di altri casi di malattia, devono essere attuati accurati interventi di disinfezione dei ricoveri animali e distruzione dei materiali non sanificabili.”
La vicenda della nuova epidemia di Peste suina africana, e il conseguente sterminio di decine di migliaia di animali, molti dei quali ancora sani, riporta in primo piano la questione degli allevamenti intensivi e il dibattito sulla scelta di molti umani di rinunciare alla carne, e di altri che invece non ne vogliono sapere. Una questione che divideva e che continua a dividere e che si combatte sulla pelle di esseri viventi che, comunque a si pensi, non hanno colpe.
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