VOGHERA 25/04/2022: “Terra e pace”. “… Dipende da noi”. Ecco la serata ad Adolescere con Paolo Pileri
VOGHERA – Venerdì 22 aprile Anpi, Fivl, Associazione Insieme e Legambiente, con la collaborazione di Adolescere hanno proposto la prima iniziativa pubblica cittadina di riflessione e informazione sulla guerra in Ucraina.
Partendo da un approccio particolare: “Terra e pace”.
Perché la serata coincideva con la “giornata mondiale della Terra” istituita nel lontano 1970 dalle Nazioni Unite, sulla spinta di grandi movimenti di contestazione ecologica e a difesa dell’ambiente negli Stati Uniti.
Due anni dopo veniva pubblicato in Italia il rapporto commissionato dal Club di Roma con il titolo I limiti dello sviluppo. Il Rapporto illustrava come una crescita esponenziale della popolazione e dell’uso industriale delle risorse naturali avrebbe finito per compromettere gli equilibri ambientali e mettere in pericolo lo stesso sviluppo economico.
Esattamente 50 anni dopo, come scritto sul volantino della serata, “c’è poco da festeggiare”.
Oggi la guerra in Ucraina sta provocando una crisi umanitaria a cui si accompagna una crisi ambientale, entrambe destinate a perdurare nel tempo. I bombardamenti, le esplosioni, gli incendi, i crolli di edifici e infrastrutture colpiscono la popolazione, ma hanno anche un impatto sugli ecosistemi.
La devastazione degli habitat che si accompagna alle operazioni militari modifica in modo permanente la distribuzione sul territorio sia della popolazione umana che della flora e della fauna. In una guerra è difficile quantificare i danni agli ecosistemi, anche perché la distruzione dell’ambiente viene vista troppo spesso come un «effetto secondario», così come le uccisioni di civili sono state spesso definite “danni collaterali” nell’ambito di operazioni militari di guerra.
Non si era mai combattuta una guerra in un territorio con una concentrazione così elevata di siti nucleari (15 i reattori nucleari presenti, un paese ancora segnato dal disastro di Chernobyl del 1986) depositi chimici, impianti industriali, strutture minerarie.
E’ dalla crisi del Donbass del 2014 che il territorio Ucraino è sotto il fuoco dell’artiglieria. Nel 2018 l’Onu ha riferito che il conflitto aveva distrutto almeno 530 mila ettari di terreno, fra cui 18 riserve naturali. Secondo il Ministero dell’Ambiente ucraino, ci sono quasi 24.000 imprese potenzialmente pericolose, di cui circa 3.000 immagazzinano pesticidi altamente tossici. Un paese sull’orlo del collasso non solo umanitario ma anche ambientale.
Nel corso della serata il prof. Paolo Pileri – docente al Politecnico di Milano, da sempre impegnato nella ricerca sull’inclusione del tema del suolo e delle questioni ambientali, ecologiche e paesaggistiche nella pianificazione territoriale e urbanistica (il suo ultimo titolo è “L’intelligenza del suolo” Piccolo atlante per salvare dal cemento l’ecosistema più fragile, Altreconomia) – ha evidenziato in modo efficace come la distruzione del suolo (con le urbanizzazioni senza regole o l’allestimento di aree logistiche ad esempio) non sia solo una evidenza delle situazioni di guerra, ma rappresenta una sorta di “normalità” che la politica (sia a livello amministrativo che nazionale) non affronta, limitandosi a indicare le varie emergenze che si prospettano di fronte ad una realtà molto diversa dalla narrazione dominante. Così il tema della biodiversità risulta fondamentale perché siamo noi che dobbiamo cambiare, dando spazio al pensiero ecologico e alla cultura del limite.
Tra le tante cose, anche questa guerra prova a dirci che essere costruttori di pace oggi significa spegnere la luce prima di pensare alle energie alternative; muoversi meno prima di pensare a Suv elettrici; mangiare meno prima di fare incetta del grano altrui; recuperare gli edifici prima di farne di nuovi; andare a piedi e in bici e non in auto. La pace è il bene più prezioso, ma non viene da sé, né nei modi che abbiamo pensato fino a oggi. Men che meno armando i popoli. Viene con un altro modo di abitare la Terra. Ancora una volta, dipende da noi.
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