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PAVIA 02/07/2020: Manifestazione LGBT al Broletto. Il Popolo della Famiglia contro il patrocinio da parte del Comune

Luglio 02
10:12 2020

PAVIA – L’associazione “Il Popolo della Famiglia” di Pavia e Provincia scrive una lettera aperta al consiglio comunale di Pavia sulla recente manifestazione della locale comunità LGBT che si è svolta in città con l’esposizione di un arcobaleno sul Broletto di piazza della Vittoria.

Scrive Angelo Mandelli referente per il Popolo della Famiglia a Pavia e in Provincia.

“Si è appena celebrata al Broletto di Pavia, con tanto di patrocinio pubblico, l’ennesima sceneggiata arcobaleno, in nome della cosiddetta “lotta alla discriminazione LGBT”.

Si continuano ad avallare e sostenere a nome della collettività delle vere e proprie falsificazioni della verità e della realtà ad uso ideologico e di parte.

Invito questo spettabile Consiglio Comunale a valutare quanto segue:

1) Riferirsi alle “persone LGBT” o al “popolo LGBT” non ha alcun senso.  Non sta scritto sulla fronte di nessuno la sua preferenza erotica. Inoltre per stabilire se una persone è LGBT o XYZ vale solo la “autocertificazione”, che non ha nessun valore oggettivo, lascia il tempo che trova ed è passibile solo di truffe e imbrogli.  Oltretutto la sigla “LGBT” o il significato delle lettere componenti sono sono mai state definite da nessuno.

2) Il fatto stesso di esprimersi in questi termini è una forma di discriminazione. Una discriminazione portata avanti proprio da coloro che dicono di combatterla. Se si volesse veramente combattere le discriminazione, basterebbe riferirsi alle persone come persone e basta, senza qualificarle come lesbo, gay, bisexual, neri, bianchi… o altro.

3) In Italia non esiste nessuna discriminazione in base ai gusti sessuali o di altro tipo. Nel nostro paese tutte le persone sono uguali, indipendentemente dal loro peso, statura, idea politica, idea religiosa, colore dei capelli, ecc. Tanto più in base alla loro preferenza erotica o della loro affettività. A meno che per “discriminazione” non si intenda il contrario, cioè la pretesa di avere dei “privilegi”. Come quello di avere figli anche se non si può averli, o ritenersi “famiglia” anche se famiglia non si è, o dichiararsi di sesso diverso dal proprio sesso biologico, o pretendere che nelle scuole venga insegnata una etica sessuale a proprio uso e consumo.

4) Se esiste una discriminazione nel nostro paese, questa non è certo verso le persone LGBT o certe associazioni che dicono di rappresentare queste persone, ma è verso coloro che portano avanti convinzioni e idee diverse.

Alcuni fatti per chi se li fosse dimenticati:

Nel 2018 era stato invitato a tenere una conferenza, in un teatro privato a Pavia, Luca di Tolve. L’ evento è stato diffamato e bollato come “provocazione” sopratutto dall’ arci gay, e ha potuto svolgersi solo sotto stretta scorta della polizia, con gruppi del “gay pride” che contestavano e cercavano di introdursi nella sala per disturbare. Sarebbe questa la libertà che vige nel nostro paese e la “lotta alla discriminazione”? Ricordo che Luca di Tolve è stato dirigente dell’ arci gay e portava solo la sua esperienza di persona che ha mutato il proprio orientamento sessuale. Un crimine?

Nel 2019 era stato inviato, sempre a Pavia, Mario Adinolfi a parlare al Broletto. Anche qui, la cosa ha potuto svolgersi solo sotto scorta della forze dell’ ordine, Adinolfi è stato insultato e minacciato, sia sul web, che in piazza della Vittoria dai “contestatori”.

3) Il Vescovo di Pavia ha subìto  anche lui nel 2018 un linciaggio mediatico pesantissimo solo perchè, invitato a parlare in una scuola, si era permesso di asserire quello che afferma il catechismo della Chiesa Cattolica sulla sessualità,  e cioè che le tendenze omosessuali non sono una cosa buona e non vanno assecondate. Le associazioni LGBT (le stesse che promuovono i gay pride e affiggono i paramenti arcobaleno sul Broletto con il patrocinio pubblico) hanno gridato allo scandalo e affermato che il Vescovo era “omofobo”,  istigava all’ odio e non avrebbe dovuto parlare.  Quindi solo le loro idee sulla sessualità sono quelle “giuste” e le altra vanno censurate. Alla faccia della “lotta alla discriminazione” che questi gruppi dicono di portate avanti.

Potremmo andare avanti all’infinito e testimoniare che la vera discriminazione oggi non la subiscono gli LGBT o certe associazioni che dicono di rappresentare queste persone, ma coloro che vorrebbero essere liberi di esprimere il loro parere sulla sessualità, sulla famiglia e sulla vita senza per questo essere offesi, molestati, aggrediti o essere tacciati di “omofobi” o “istigatori all’ odio”.

Senza parlare del DDL Zan Scalfarotto, che qualcuno intende far diventare legge, e, ancora di più, imporrebbe un vero e proprio regime di censura.

Per quanto riguarda l’ istituto del “patrocinio pubblico” il sottoscritto pensa che dovrebbe essere abolito, di diritto o di fatto. Ognuno faccia le cose che crede sotto la sua personale responsabilità, senza pretendere il “bollino blu” dell’ Ente Pubblico, che rappresenta la collettività tutta e coinvolge forzosamente tutti i cittadini, anche quelli che non condividono certe idee. E ciò è profondamente ingiusto e antidemocratico. Come si rivela soprattutto in questa circostanza.

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