PAVIA VOGHERA 02/05/2020: Coronavirus: al via gli esami sierologici. A cosa servono e chi può farli? Lo spiega il medico iriense Michele Grandi
PAVIA VOGHERA – Mentre l’ ATS di Pavia ha già avviato l’ esecuzione dei tamponi per il coronavirus, tra qualche giorno partirà la ricerca degli anticorpi mediante gli esami sierologici. Che differenza c’ e’ e a cosa servono gli uni e gli altri? Qual è la popolazione che vi si può sottoporre? Lo spiega ai lettori di VogheraNews.it il Dr. Michele Grandi, medico di Medicina Generale e di Guardia Medica a Voghera.
“Il tampone naso-faringeo consiste nel prelevare, mediante un bastoncino simile al “cotton fioc”, una piccola quantità di secrezioni dalla mucosa del naso e della gola dove potrebbe essere presente il coronavirus. In caso di esito positivo, il soggetto risulta infetto: può sviluppare sintomi di entità variabile o mantenersi asintomatico ma in ogni caso può infettare gli altri per cui dovrà osservare un periodo di quarantena obbligatoria di almeno 14 giorni”.
Chi deve fare il tampone?
“Il tampone è una misura – risponde il Dr. Grandi – finalizzata essenzialmente a determinare la fine del periodo di quarantena e al reinserimento lavorativo, per cui è obbligatorio per quei soggetti che sono risultati positivi ad un tampone eseguito in precedenza in Pronto Soccorso mentre possono farlo per la prima volta, dopo un periodo di quarantena fiduciaria (non obbligatoria) e prima di tornare al lavoro, coloro che hanno manifestato sintomi sospetti per infezione da Covid-19 e/o sono stati a stretto contatto con persone risultate infette o sospette tali.”
E gli esami sierologici a cosa sono?
“Quando un individuo entra in contatto con il virus, – prosegue Grandi – il suo sistema immunitario produce gli anticorpi, che sono proteine a forma di Y (chiamate tecnicamente “immunoglobuline”) volte ad intercettare il virus per poi “presentarlo” alle cellule incaricate di distruggerlo: una sorta di “scudi” che noi produciamo per difenderci dal nemico. I test sierologici identificano, mediante un prelievo di sangue, la presenza di tali anticorpi. Ovviamente, tra il contatto con il virus e la presenza di tali anticorpi passa un certo tempo (circa 7-10 giorni) necessario al nostro organismo per “fabbricare” questi “scudi” per cui un dosaggio degli anticorpi effettuato in questo periodo potrebbe risultare falsamente negativo. Tuttavia, una volta prodotti, gli anticorpi rimangono a lungo nel sangue, anche quando il virus è stato debellato, per cui la loro presenza ci dice che in qualche momento siamo venuti a contatto col virus”.
Quale popolazione può usufruire dei test sierologici organizzati dall’ ATS?
“E’ bene precisare – spiega il medico – che non per tutti sussiste l’ indicazione a sottoporsi a questi test, che sono finalizzati essenzialmente al reinserimento sociale. Possono essere effettuati (l’ adesione è su base volontaria) su coloro che hanno presentato sintomi sospetti e/o sono stati a stretto contatto con persone infette o sospette tali: in caso di riscontro di anticorpi (test positivo), il soggetto verrà sottoposto a tampone che sarà indice di infezione in atto qualora risultasse positivo (in questo caso scatta la quarantena obbligatoria) mentre se negativo significa che il soggetto è sano ma in precedenza è venuto a contatto col coronavirus. Rimane dibattuta la questione se un soggetto sano con gli anticorpi possa reinfettarsi o meno per cui possa andare in mezzo agli altri tranquillamente: nel dubbio si raccomanda, comunque, di mantenere i presidi di protezione ed osservare le misure di distanziamento sociale”.
Come si fa a sottoporsi a questi esami?
“Sia per il tampone che per i test sierologici – conclude il Dr. Grandi – occorre innanzitutto essere privi di sintomi da almeno 14 giorni e poi occorre rivolgersi al proprio medico di base che provvederà ad espletare tutte le procedure per prenotare tali esami.”
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