PAVIA VOGHERA 16/08/2019: Incidente nucleare in Russia. L’esperto di radioprotezione Achille Cester. Da noi nessun rischio. Nessun paragone con Chernobyl
PAVIA VOGHERA – Giovedì scorso un’esplosione è avvenuta nel Mar Bianco, in un poligono militare russo. Ad esplodere, secondo alcune teorie, un nuovo tipo di ordigno spinto da propulsione nucleare.
Molti in giro per l’Europa, ricordando Chernobyl, si sono chiesti se vi siano pericoli.
Ai timori risponde l’ingegnere oltrepadano Achille Cester, esperto in radio protezione.
“A differenza di Chernobyl, nel nuovo incidente avvenuto in Russia, sulle costa del Mar Bianco, nella base militare di Nenoska, non è stato coinvolto un reattore nucleare ma soltanto un razzo vettore privo di testata esplosiva a propulsione mista, tradizionale e nucleare.”
“La propulsione nucleare per i razzi è la nuova frontiera – precisa Cester -, infatti, come ha detto Rubbia nella sua lezione magistrale al senato del 2013, non si arriverà mai su Marte senza un qualche tipo di propulsione nucleare.”
“L’idea su cui stanno lavorando gli esperti di missilistica di tutto il mondo – prosegue Cester – è di utilizzare i neutroni prodotti dalla fissione di isotopi realizzati artificialmente: quindi non più semplice uranio ma transuranici per riscaldare un plasma che, emesso dal razzo, gli permette di muoversi a velocità di gran lunga superiori a quelle dei razzi attuali e con modestissimo consumo di combustibile. Il motore di Rubbia prevedeva uno spessore di Americio 242 di pochi millimetri Millesimi di millimetro”.
“È per questo – spiega ancora l’ingegner Cester – che l’incidente del Mar Bianco non avrà conseguenze nemmeno paragonabili a quelle di Chernobyl, sia per la quantità di materiale fissile coinvolta, sia perché non c’è stato l’effetto camino che ha portato negli strati alti dell’atmosfera i radioisotopi leggeri come iodio e cesio”.
“Al momento – conclude rassicurando tutti Achille Crester – con il mio sia pure limitato laboratorio, non ho rilevato alcun aumento del livello di fondo naturale. Ai tempi di Chernobyl, dopo qualche giorno si cominciò a rilevare anche con strumenti modesti la presenza di iodio 131.”
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