VOGHERA 30/03/2017: La morte di Luchino dal Verme. Il cordoglio e il ricordo dell’Anpi Voghera
VOGHERA – La sezione dell’Anpi di Voghera esprime “profondo cordoglio per la scomparsa di Luchino dal Verme, il leggendario comandante “Maino” della Resistenza nell’Oltrepo pavese”.
Ecco le riflessioni del Comitato iscritti ANPI, presieduto da Antonio Corbeletti
“Maino è sulla trentina. Ha fatto la prima parte della guerra di Russia come ufficiale delle batterie a cavallo, ora vive con i partigiani garibaldini. E’ uno di quelli che torneranno a casa – lì, a due passi – solo a cose fatte. E’ vivace come un puledro e un po’ impulsivo. Tutti sanno che è “il conte” e perciò è un bell’esempio…”
Questo il profilo che ne fa Paolo Murialdi nel suo “La traversata”, dove nella foto di copertina vengono ritratti insieme.
La figura ed il ruolo di “Maino” nella Resistenza oltrepadana testimoniano il senso più profondo della “scelta” che, dopo l’8 settembre 1943, si trovò ad affrontare la generazione gettata dal fascismo nella tragedia della guerra.
Dopo la partecipazione alla campagna di Russia nei reparti dell’artiglieria a cavallo, l’armistizio, l’abbandono del paese e la fuga del re a Brindisi provocano nel giovane tenente dal Verme il netto rifiuto verso l’ambiente monarchico nel quale era stato educato. Dopo la fuga dalla caserma di Forlì ed un breve periodo nascosto nel castello di Torre degli Alberi, i contatti con diverse figure dell’antifascismo (in particolare Italo Pietra) lo portano all’impegno attivo nell’organizzazione dei gruppi partigiani “garibaldini” promossi dal PCI, fino al comando prima della Brigata “Casotti” e poi della Divisione “Gramsci”, con la quale entrerà a Milano il 27 aprile 1945.
“Maino” ricorderà più volte nel corso degli anni le motivazioni del suo schierarsi, con la lucidità e la sobrietà che sempre lo hanno contraddistinto, senza nessuna concessione alla retorica (compreso il suo nome di battaglia, che spiegò derivato da una marca di biciclette e non da capitani di ventura…), ma ribadendo la scelta antifascista ed il valore della Resistenza nella storia italiana.
Nelle manifestazioni per ricordare le battaglie ed i caduti, in particolare quella di Costa Pelata (che lo vide protagonista con la “Casotti”), era evidente e concreto il legame di affetto e amicizia con moltissimi partigiani della zona e di come i “suoi” ex ragazzi lo ritenessero ancora un punto di riferimento.
Oggi che i protagonisti di quella stagione ci stanno lasciando diventa ancora più necessario il riferimento ai valori di impegno civile, moralità, giustizia, democrazia, che le donne e gli uomini della Resistenza – e con essi “Maino” – hanno insegnato a tutti noi, consegnandoci e costruendo un paese diverso dalle macerie del fascismo e della guerra.
Le loro conquiste sono racchiuse nella nostra Costituzione repubblicana ma la piena attuazione dei principi e dei valori fondanti spetta all’impegno, faticoso e quotidiano, di ciascuno di noi. Ricordiamo questo suo passaggio, da un intervento svolto nel corso del Convegno sulla Resistenza in Lombardia del lontano 1965:
“Ebbi la responsabilità di comando di una formazione Garibaldi e il primo argomento di cui debbo e voglio parlare sono gli uomini con i quali ho condiviso rischi e responsabilità, in uno spirito di solidarietà e reciproca fiducia, che è certamente il ricordo più vero e più importante che mi sia rimasto. Non dimentichiamo che la Divisione ‘Gramsci’, di cui ebbi la responsabilità di comando, era di promozione comunista. Ebbene, non ho mai saputo quanti fossero comunisti e quanti no, ma so quanti morirono per tutti noi, per la libertà di ciascuno di noi. Questo ci impone di sapere cosa ne abbiamo fatto della nostra libertà o per lo meno che cosa intendiamo farne”.
La domanda di “Maino” ci interroga ancora, tutti.
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