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RIVANAZZANO – Assolto perchè il fatto non sussiste. Assolto per aver esercitato la legittima difesa. Il tribunale di Pavia, nella sentenza di primo grado, ieri mattina ha segnato un primo punto di riferimento per una vicenda che a Rivanazzano due anni fa (era la metà di luglio) aveva fatto molto scalpore. Il cuoco di un noto ristorante della zona, il Ciabot, aveva infatti sparato ad un cliente con un fucile a pompa, ferendolo ad un braccio.

Nel corso del processo il cuoco, difeso dall’avvocato Massimo Adriatici, ieri è stato scagionato dalla pesante accusa di lesioni personali colpose (originariamente l’addebito era di tentato omicidio ma era stato subito derubricato). L’uomo è stato assolto con formula piena dal giudice monocratico Chiara Bosacchi, che gli ha riconosciuto l’esercizio della legittima difesa.

Insieme al cuoco è stato assolto anche il titolare del locale: perchè le armi, è stato riconosciuto, erano legittimamente detenute nel ristorante a tutela dell’incolumità delle persone presenti.

La storia come detto risale a  una sera due anni fa (era l’11 Luglio 2014), quando nel locale c’erano due compagnie di sportivi: un gruppo di pallavolisti e un gruppo di lottatori in gabbia, esperti di arti marziali. Entrambi erano al ristorante per un addio al celibato.

Il gruppo dei lottatori in gabbia però sin da subito aveva iniziato a ubriacarsi dando problemi al resto della clientela. Tanto che ad un certo punto il cuoco, in assenza del titolare, temendo che nascessero problemi di ordine pubblico, aveva deciso di chiudere il locale e di allontanare tutti i clienti. Il cuoco aveva chiuso la porta d’ingresso e poi si era cercato nel retro per serrare anche gli accessi secondari.

Nel frattempo però uno dei lottatori in gabbia aveva preso la palla in cemento (dotata di catena) che il gruppo di pallavolisti aveva realizzato e per scherzo messo al piede dell’imminente sposo, e con quella si era recato nell’area privata retrostante al locale, dove c’era l’abitazione del cuoco.

Secondo le ricostruzioni emerse nel processo, mentre quest’ultimo chiudeva il garage, lo sportivo lo aveva seguito per cercare di colpirlo. Se non che, appena prima il cuoco, temendo per la propria incolumità, si era recato nell’armeria del ristorante, aveva prelevato un fucile a pompa e lo aveva caricato con pallini di plastica.

Quando il cuoco si era visto affrontare dallo sportivo, prima aveva sparato a terra, ai piedi dell’uomo, come deterrente. Poi, vedendo che questi non desisteva e alzava la palla, lo aveva centrato all’avambraccio con una scarica di pallini.

Subito dopo il cuoco aveva chiamato i soccorsi, il 118 ed anche i carabinieri.

All’episodio seguirono le indagini e poi il processo, durate il quale la difesa ha nominato anche un investigatore privato conferendogli l’incarico di svolgere indagini difensive.

L’investigatore ha fatto un sopralluogo e ha identificato i presenti a quella serata, fornendo elementi che sono serviti all’avvocato per affrontare l’istruttoria: all’esito della quale il procuratore della Repubblica, la pubblica accusa, ha chiesto l’assoluzione sia del cuoco, sia del proprietario accusato di l’omessa custodia dell’arma.

“Durate il processo sono stati tutti assolti con formula piena -spiega l’avvocato -. In particolare per le lesioni è stata riconosciuta la discriminante della legittima difesa: è stato cioè riconosciuto che il mio cliente ha legittimamente usato l’arma. È stata analizzata la condotta tenuta dal cuoco ed è stata riconosciuta assolutamente rientrare nei canoni della legittima difesa: pertanto il cliente è stato assolto perché il fatto non costruisce reato”.

“Ora attendiamo le motivazioni e poi daremo impulso ad un altro procedimento contro l’aggressore del cuoco”, conclude l’avvocato.