BRUXELLES 22/11/2015: Caccia ai terroristi di Parigi. Coprifuoco nella capitale belga. Bruxelles ha strade deserte e gente impaurita. La drammatica testimonianza di un vogherese residente nella metropoli europea
BRUXELLES – In Belgio è autentica caccia all’uomo. La capitale in queste ore è letteralmente in stato d’assedio, bloccata. Le squadre speciali di diversi paese sono alla ricerca dell’attentatore di Parigi, Salah Abdeslam, e dei suoi fiancheggiatori
VogheraNews.it ha contatto un vogherese emigrato nel Paese del centro Europa, che racconta cosa sta accadendo e come si vive in queste drammatiche ore.
L.B, vive a Bruxelles da una decina d’anni con la famiglia.
“Per il momento, qui dove siamo noi, a Ovest del centro, non è successo niente di eclatante – nel senso che non ci sono state esplosioni o spari o cose simili. Certo è che i militari sono tutti attorno a noi. Anche qui vicino, dietro casa nostra, c’è l’esercito, c’è gente col mitra che guarda, che gira. Invece il centro è chiuso. Da un certo punto in poi è tutto serrato: hanno chiuso le strade, i tram non circolano, la metro è bloccata. C’è un coprifuoco come se fossimo in stato di guerra. Il centro città è sbarrato, i centri commerciali e i cinema sono chiusi… i concerti, le partite di calcio, di rugby e pallacanestro sono state annullate. Noi qui vicino a casa abbiamo un monumento importante che è presidiato dell’esercito. E’ una cosa strana, di cui non è nemmeno facile rendersi conto appieno”.
Si sa per quanto tempo tutto ciò durerà?
“All’inizio avevano detto fino a lunedì. Alle 3 però hanno spiegato che la decisione la prenderanno stasera. Questa sera si saprà se riapriranno i metrò oppure no, se anche la scuola aprirà o no… è tutto così surreale… se non li trovano possono andare avanti anche fino a martedì, mercoledì, giovedì… mah!”.
Com’è la vita dove siete voi?
“È chiaro che ieri in centro non siamo andati. Io però mi sono mosso lo stesso. Sono andato nel supermercato dietro casa. Ieri sera abbiamo accompagnato ugualmente la ragazza ad una festa privata e siamo andati ugualmente a mangiare in un ristorantino qui a fianco. Nonostante ciò si percepisce che qui c’è panico. La gente non esce, sono tutti in casa, le strade sono quasi totalmente deserte, anche qui da noi che non siamo in pieno centro”.
La situazione è incerta e psicologicamente pesante
“Adesso dovrò andare all’aeroporto ad accompagnare un amico, ma partirò prima perchè potrebbero fare controlli più serrati. Certo è che adesso un po’ di paura viene. Ti chiedi: vado a prendere l’aereo e chissà cosa può accadere… in volo: chissà che cosa può succedere?”
Uno dei problemi è che non si sa niente di certo.
“Da quello che s’è capito, parlando con varie persone o sentendo le news, stanno cecando delle persone, ma che siano tre, quattro o cinque o addirittura dieci, non sappiamo cosa davvero sta succedendo. Sicuramente sanno chi cercare. Ma non sanno dove. Per questo hanno blindato tutto. Evidentemente li cercano in qualche appartamento e temono che possano uscire e farsi esplodere o sparare all’impazzata.
Com’è la situazione sociale nella vostra zona?
“Noi viviamo a 8 km dalle cittadine considerate l’epicentro delle comunità islamiche. Ma anche qua i musulmani ci sono sempre stati. Evidentemente però quelli che hanno colpito a Parigi sono dei pazzi. C’è davvero il pericolo di uscire e trovarsi fianco a fianco con uno che con la cintura si fa esplodere o che spara”.
La tensione è alta, così come l’incertezza.
“Sarei portato a pensare che la probabilità che succeda qualcosa in questo momento sia bassissima. In condizioni normali pensi… se questi sanno d’essere ricercati non andranno in piazza del Duomo a farsi esplodere o ad ammazzare. Però, chissà, potrebbero anche essere così matti da dire, vado in una scuola e la faccio esplodere.
“Una cosa è sicura, di fronte alla nostra scuola c’è e ci sarà l’esercito… sempre che domani le riaprano!”
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