ROMA 20/10/2015: Retewebitalia. Intervista esclusiva realizzata a Nicola Piepoli
ROMA – Pubblichiamo l’Intervista esclusiva realizzata a Nicola Piepoli dal nostro partner nazionale retewebitalia e tribunapoliticaweb.
Il nostro un Paese di conservatori. Il governo fa cose di destra perchè altrimenti cade. Gli exit pool bruciati perchè pagati poco. La politica non sa usare i sondaggi e li vuole gratis. Gli italiani? votano i politici e poi li maledicono. Bersani? nel 2013 non ha capito nulla. Queste e altre affermazioni nell’intervista esclusiva di tribunapoliticaweb.it e retewebitalia.net a Nicola Piepoli.
Quest’anno ha compiuto 51 anni di lavoro. Pioniere delle ricerche di opinione e marketing, laureato in giurisprudenza a Torino e master a Buffalo (Usa), Nicola Piepoli è noto al grande pubblico anche per le sue frequenti apparizioni in tv come sondaggista. E’ fondatore di istituti di ricerche, prima Cirm nel 1965 e poi l’Istituto Piepoli che attualmente dirige insieme a Roberto Baldassarri, suo sodale da sempre. Professore di Statistica all’Università di Padova
Lei è un osservatore dell’Italia dal 1965. Come è cambiato il Paese, o meglio, come lo ha visto cambiare attraverso i numeri e le opinioni?
È cambiato come numero di famiglie perché all’epoca dei miei inizi erano 18milioni e ora sono 25milioni. All’epoca c’erano circa 50milioni di abitanti ora sono circa 60milioni. Ma è l’unico cambiamento che potrei definire apprezzabile. Prendiamo un caso qualsiasi: il caso dei divorzi. Prima ci si separava senza dire niente a nessuno e successivamente, dopo la legge, si è passati a divorziare. Che differenza fa? I numeri sono sempre gli stessi percentualmente.
Sta dicendo che non è cambiato sostanzialmente nulla?
Dipende dal punto di vista. La nostra società era senza una cultura di base, all’epoca in cui ho iniziato, perché si leggeva poco. Ora sembra che si legga di più attraverso il web. In realtà si legge ancora poco perché lo si fa in modo disordinato. La cultura non si fa con il disordine bensì con metodologia. Direi quindi che l’Italia è molto simile a se stessa. Ci sono le autostrade, c’è l’alta velocità, ma è pura forma.
Un paese sostanzialmente conservatore?
Sì conservatore. Noi siamo a destra. Il Pd è al potere per il semplice motivo che è di destra. Altrimenti sarebbe all’opposizione. Fa cose di destra. E se fa cose di destra è a destra. Faccia conto che io sono un conservatore dal punto di vista dell’osservazione sociale.
Oggi i conservatori sono il Pd o solo gli ex comunisti?
Il governo è un governo conservatore dal mio punto di vista. Altrimenti cadrebbe. Resta in piedi perché emana norme e leggi in funzione della “maggioranza silenziosa”, come si diceva una volta indicando un segmento del centro-destra. La “maggioranza silenziosa” vuole meno tasse? si programmano meno tasse. Vuole che la prima casa non venga toccata dalle tasse? Si toglie la tassa sulla prima casa, e via di questo passo. D’altra parte attraverso i gesti si traccia la propria ideologia.
Però un popolo che è conservatore nel 2013 vede l’esplosione del Movimento Cinque Stelle con il saltare di tutti gli exit pool…
Nel 2013 il Movimento è risultato il primo partito, cosa che ha fatto gridare alla sconfitta Bersani che non aveva capito nulla. Con gli alleati vinceva e infatti si è dimostrato successivamente. Con gli stessi numeri, ma riletti in una maniera diversa. Il Movimento Cinque Stelle, comunque, è nato con una morfologia contestatrice e quindi anarchica, senza senso dello Stato. Ora la carica anarchica è decisamente diminuita all’interno del Movimento. In più c’è da sottolineare che sono giovani e studiano. È incredibile come il prodotto di un anarchico come Grillo stia diventando un partito che pensa allo Stato, di servizio allo Stato.. In questo momento invocano di andare al potere. La gente quasi ci crede. Hanno un uno per cento in più in quota rispetto al 2013.
In questi giorni sulla giustizia il M5s ha chiesto di abolire la prescrizione …
Delle perversioni ci sono sempre.
Tornando al discorso della statistica gli exit pool si sono bruciati definitivamente secondo lei?
Sì perché sono pagati poco. Noi li abbiamo introdotti in Italia ed erano ben pagati. Erano perfetti come orologi elettronici, poi si è voluto pagarli la metà e quindi non si sono potute più seguire le regole necessarie per una tecnica di ricerca corretta.
Ma la politica sa usare i sondaggi?
No, li vuole gratis.
L’utilizzo che ne fa è corretto?
Quando pagano. È assolutamente attendibile la notizia che Renzi abbia stoppato le questioni gay perché ha ricevuto dei sondaggi in cui risulta che il 65% degli Italiani sono contro i gay. Cosa fa il governo? Appoggia i gay? Segue i sondaggi. Non siamo in Francia che è un Paese laico, il nostro è un Paese cattolico.
Ma la politica che usa i sondaggi come clava per conquistarsi i voti fa bene o male?
Male, malissimo. Lo diceva De Gaulle. Il generale voleva conoscere i sondaggi perché voleva sapere l’opinione e dopo aver saputo cosa pensava l’opinione pubblica, realizzava la sua politica. Purtroppo oggi in tutta Europa non è così, salvo che in Francia dove si rispetta ancora quel pensiero.
De Gaulle come riferimento quindi?
Guardi, De Gaulle ha voluto dimettersi a un certo punto perché come presidente si sentiva vecchio. Ha fatto un referendum e prima di farlo ha fatto fare un sondaggio. Dal sondaggio risultava che avrebbe perso E’ andato al referendum lo stesso, sapendo di perdere, per poter andarsene. Se è esistita una persona civile è stato proprio lui. Occasionalmente non era di sinistra. Era un combattente uno che pensava al Paese e non alla destra o alla sinistra.
Lei come vede l’opinione sulla politica in Italia in questo momento?
Catastrofica. La gente dà addosso alla politica dimenticando che la politica è frutto delle scelte della stessa gente. Se do addosso alla politica creo solo mostri.
Ma gli italiani sono così secondo lei?
In ogni caso, votano queste persone e poi maledicono la politica.
Sul web ci sono sondaggi fatti attraverso gli internauti che livelli di affidabilità hanno?
Sul “sì o no” l’attendibilità è buona, pessima su “quanti” dicono sì o no. Sono due cose diverse. Se vuoi tendenze il web può andare bene, ma non se vuoi numeri. Non sono uno che guarda al web e pensa che il web possa rivoluzionare tutto. Il web conferma le tendenze.
Voi lo usate?
Sì normalmente. Confrontiamo i sondaggi con il web ma su focus nostri. Non ci sono grandi differenze. Il problema è che l’informazione web dal punto di vista statistico non è ancora ben assestata.
di Dario Tiengo
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