BRONI 22/07/2015: Nuova bufera sul vino oltrepadano. Finanza e Forestale sequestrano 17milioni di litri di vino alla cantina Terre d’Oltrepò. L’accusa è frode aggravata in commercio
BRONI – Nuova bufera sul vino oltrepadano. Nella giornata odierna, Guardia di Finanza di Pavia, Corpo Forestale dello Stato e Ispettorato repressione frodi (ICQRF) hanno concluso un’importante operazione nel settore delle frodi vitivinicole, giungendo al sequestro di una notevole quantità di prodotto vinoso (17 milioni di lt), disposto dal GIP presso il Tribunale di Pavia, su richiesta della Pubblico Ministero per i reati di cui agli artt. 515 e 517 bis del c.p (frode aggravata in commercio).
Le indagini hanno preso avvio da numerosi esposti riferiti all’attività di produzione e commercializzazione di vino da parte della cantina Terre d’Oltrepò, che denunciavano, in sostanza, come la cantina ormai da molti anni commercializzasse imponenti quantitativi di vino “IGT” dell’Oltrepò Pavese, del tutto incompatibili con l’effettiva quantità e qualità di uva prodotta e conferita dai soci.
In particolare si lamentava che il prodotto veniva tratto da uve di qualità differenti rispetto a quelle documentalmente certificate (ad esempio riesling o pinot nero al posto di pinot grigio).
“L’attività odierna costituisce il risultato di indagini complesse, già avviate nello scorso mese di novembre – spoegano le Fiamme Gialle -, allorquando furono effettuate oltre 60 perquisizioni e furoso eseguiti campionamenti di vino DOP Oltrepò Pavese Pinot Grigio 2014 e IGP Provincia di Pavia Pinot Grigio 2014 presso gli stabilimenti di Casteggio – Broni e deposito di Stradella della Cantina Terre d’Oltrepò S.c.a.p.a. , identificato sulla base dei cartelli apposti sulle cisterne”.
L’incrocio dei dati acquisiti dai conferitori, relativi ai terreni coltivati e alle loro rese per ettaro, con le analisi della documentazione reperita in sede di perquisizione, condotta dagli investigatori della Guardia di Finanza, avrebbero fatto emergere la reale gestione della cantina, definita “totalmente difforme da quella rappresentata nei registri ufficiali e nei cartellini apposti sulle cisterne”.
Sono state effettuate dal Corpo Forestale anche verifiche sui terreni di un considerevole numero di soci della Cantina, per verificare la rispondenza tra la qualità delle uve coltivate e le dichiarazioni vitivinicole. Tali attvità avrebbero confermato l’ipotesi di frode in commercio.
Le conclusioni cui sono giunti gli investigatori al termine delle indagini è che “la totalità del vino prodotto dalla cantina di Broni e Casteggio, riferita non solo al pinot grigio da cui erano partiti gli accertamenti ma a tutte le varietà di vino, sia bianco che nero, non corrisponde a quella dichiarata, ma è invece il prodotto di una serie di condotte fraudolente, anche contabili, volte a commercializzare, in modo spregiudicato, vino etichettato e venduto secondo le convenienze seguendo le richieste del mercato, ma non rispondente alle reali caratteristiche del prodotto conferito nella cantina”.
In definitiva, i vertici della Cantina Terre d’Oltrepò per l’accusa, “erano consapevoli di commercializzare vino, per origine, provenienza e qualità diverso da quello dichiarato, e segnatamente, mettevano in commercio, dal 2003 ad oggi, in modo fraudolento vino asseritamente a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e a Indicazione Geografica Protetta/Indicazione Geografica Tipica (IGP/IGT), risultato contraffatto per quantità, qualità e origine”.
In totale ono stati sequestrati complessivamente 170 mila ettolitri di vino sfuso e circa 700 mila bottiglie, allo stato indagati i vertici della cantina, ritenuti responsabili dei reati di cui agli artt. 515 e 517 bis del c.p.
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