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RETORBIDO – In merito all’impianto di pirolisi la ditta proponente, la Italiana Energetica Tire, interviene in merito all’emissione di nanoparticelle dall’impianto di Retorbido.

Ecco il Comunicato

“In questi giorni, a seguito di dis-informazioni fuorvianti e senza alcun fondamento scientifico sull’emissione di nanoparticelle dall’impianto di pirolisi di Retorbido, Italiana Energetica Tire vuole precisare la sua posizione, sempre in un’ottica di trasparenza e confronto.

Nell’orizzonte di Green Economy all’interno del quale rientra il progetto dell’impianto di recupero PFU di Retorbido, IET ha sempre posto la massima attenzione alla tutela della salute umana e dell’ambiente implementando soluzioni tecnologiche all’avanguardia e nel pieno rispetto delle vigenti normative. Tutti i passi nel percorso di lavaggio e pulizia fumi garantiscono che le emissioni al camino e le ricadute sul territorio siano di gran lunga inferiori ai vigenti limiti di legge e non comportino rischi per la salute, così come evidenziato nello studio d’impatto ambientale.

Proprio a causa della pericolosità riconosciuta delle cosiddette “nanoparticelle” potenzialmente prodotte da impianti che impiegano processi termici e/o di combustione, la vigente normativa europea e nazionale impone misure severissime per impedire che, quand’anche prodotte, queste particelle vengano emesse in atmosfera. In particolare, con riferimento all’impianto di recupero PFU di Retorbido, il passaggio dei fumi di risulta della combustione del gas di processo (syngas) nel forno rotativo – che riscalda a 550 °C i PFU ciabattati – nella camera di combustione ad una temperatura minima di 850 °C per almeno 2 secondi è proprio destinato alla distruzione di eventuali componenti dannose per la salute umana e/o per l’ambiente, incluse eventuali nanoparticelle carboniose.

La recente letteratura scientifica in materia (consultabile anche sul blog dell’impianto) dimostra che la concentrazione di nanoparticelle al camino negli impianti di trattamento rifiuti è trascurabile e di gran lunga inferiore a quanto misurato, ad esempio, negli scarichi di camion e nelle cucine delle abitazioni private (si veda: Ultrafine particle emission of waste incinerators and comparison to the exposure of urban citizens, Buonanno – Morawska, 13 Aprile 2014, Waste Management 37 (2015) 75-81).

Riguardo poi la posizione dell’UE rispetto all’utilizzo della pirolisi per il recupero di materia, va fatta chiarezza assoluta: “nell’ambito del Settimo programma quadro (7o PQ) l’UE ha sostenuto la ricerca intesa a promuovere tecnologie bioenergetiche sostenibili, tra cui la poligenerazione tramite pirolisi, in linea con gli obblighi di sostenibilità della direttiva sulle energie rinnovabili. Il contributo del 7o PQ ha raggiunto 73 milioni di EUR per 29 progetti, anche nei settori dell’energia e dell’ambiente: nell’ambito della tematica «Energia», la Commissione sostiene quattro progetti sulla pirolisi, tra cui il progetto EMPYRO, un impianto di pirolisi a flash che produce olio pirolitico da cascami di legno per la cogenerazione di energia elettrica e termica” inoltre: “nel contesto dell’iniziativa industriale europea per la bioenergia del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche, la Commissione promuove lo sviluppo di vettori bioenergetici tramite tecnologie di pirolisi su scala industriale“ (Risposta scritta del Parlamento Europeo ad Interrogazione Parlamentare, pubblicata il 5/2/2015 – http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2014-009828&language=IT).