VOGHERA 24/04/2012: Altissima qualità e l’invenzione di un nuovo prodotto. Così un’azienda oltrepadana mette in scacco la crisi economica
VOGHERA – Innovare e puntare sulla qualità per battere la crisi. Produrre con materia prima del luogo andando così a rafforzare l’economia locale. E’ questo il merito di un progetto, oramai divenuto realtà, lanciato da un’azienda vogherese. Per capire di cosa si tratti bisogna pensare a cosa significa mangiare Pane fresco pizze e focacce fatte con solo grano coltivato nei campi del territorio, prodotto cioè da agricoltori di cui si conosce nome, cognome e indirizzo.
Il sogno dei tanti che in un mondo sempre più globalizzato e spersonalizzato desiderano alimenti “vicini”, di qualità e “tracciati” è diventato dunque realtà. La sfida è stata lanciata… e vinta, da una delle attività produttive più significative dell’Oltrepo pavese, i “Molini di Voghera”, che si sono letteralmente inventati un grano tenero non solo italiano al 100% ma totalmente coltivato in Oltrepo Pavese e nel vicino Basso Piemonte. “L’idea nella nostra testa è nata diversi anni fa – spiega Davide Rezzoli, responsabile della produzione, che però preferisce essere definito “Mugnaio” -, quando abbiamo realizzato che per elevare ancor di più la qualità della nostra farina sarebbe stato necessario utilizzare non più grani provenienti da luoghi lontani e sconosciuti: Austria, Germania, Canada, Kazakistan ecc, ma grani prodotti soltanto nella nostra zona”.
Lentamente quell’idea è stata sviluppata, e alla fine realizzata, per uno dei tipi di farina prodotti dai Molini: quella destinata alla produzione di pane fresco, focaccia e pizza. “Il passo decisivo – prosegue Rezzoli – lo abbiamo fatto quando non abbiamo più rinnovato il contratto d’importazione della materia prima con l’Austria, e soprattutto quando è stata completata la nuova area di stoccaggio delle granaglie interna al Mulino. Grazie alla versatilità di questa struttura siamo stati in grado non solo di conservare ma di miscelare in modo preciso le 10 tipologie di grano scelte per realizzare il progetto conferiteci dai circa 130 agricoltori nostri fornitori”.
In un periodo in cui le coltivazioni si contraggono o vengono riconvertite in altre per produrre energia, il progetto dei Molini di Voghera va contro corrente generando anche significative ricadute “culturali” sul comparto agricolo tradizionale locale.
“Abbiamo contadini che ci raccomandano di usare il loro grano per fare questo particolare tipo di farina – sottolinea Davide Rezzoli -. Così come ci sono agricoltori, nostri fornitori, che hanno recuperato il vero piacere di coltivare: in quanto ora sanno dove va finire il risultato del loro lavoro”.
Una ricaduta culturale che potrebbe far bene pure all’economia della zona.
“Con questa iniziativa – aggiunge il responsabile dello stabilimento di Strada Retorbido 18 – stiamo dando uno sbocco concreto, un aiuto vero, agli agricoltori locali. L’area in cui operiamo infatti ha tutto quello che deve avere per essere un’ottima zona produttiva: abbiamo il terreno buono, abbiamo gli agricoltori giusti, e abbiamo anche il necessario Know how… è perciò corretto, anche attraverso iniziative come la nostra, incentivare, quando non ampliare, l’agricoltura locale”.
Altri pregi di un progetto di cui si hanno pochi eguali in Italia, sono in termini di qualità e sicurezza degli alimenti. “Giustamente anche in Italia si parla di tracciabilità – spiega Rezzoli – con questa filosofia, rivolta alle materie prime reperite in loco, siamo in grado di sapere ciò che stiamo facendo in ogni momento del processo produttivo. La tracciabilità insomma, in questo modo è totale e completa”.
Dopo un periodo di sperimentazione, il progetto dei Molini di Voghera come detto è entrato a pieno regime, ed è guardato con interesse nell’ambito dell’intera filiera del settore. “L’obiettivo ora è di estenderne la diffusione in panetterie, pizzerie e centri di vendita – conclude il Mugnaio. Nel frattempo lavoriamo per realizzare nuove tipologie di questa farina tutta locale da dedicare a produzioni diverse dal pane”. Nuove tipologie di farina che potrebbero significare più produzione di grano in zona, e perciò più lavoro in tempi di crisi.
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